Due capolavori di Andy Warhol al Castello di Rivoli

22 Gennaio 2019

Andy Warhol, Ritratto di Hélène Rochas, 1975

Imprenditore nel settore della rilegatura dei libri, nell’arco della sua vita Francesco Federico Cerruti ha costituito una delle collezioni d’arte tra le più importanti d’Europa. Scomparso nel 2015, viene oggi ricordato dalla mostra Andy Warhol. Due capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti, realizzata con il sostegno della Fondazione intitolata allo stesso collezionista.
L’appuntamento rende per prima volta visibili, nella cornice del Castello di Rivoli, una coppia di opere del padre della Pop Art conservate a Villa Cerruti di Rivoli, dimora che ospita questa interessante e preziosa raccolta.

Curata da Fabio Belloni e visitabile fino al 22 aprile prossimo, la rassegna consente di apprezzare lavori relativi a due distinte fasi della produzione di Warhol, entrambi connessi con la sua maturità.
Al 1975 risale infatti il dipinto raffigurante Hélène Rochas (nell’immagine in apertura), uno dei quattro che Warhol dedicò all’ex modella francese e direttrice dell’omonima azienda di profumeria. Prima della realizzazione di quest’opera, l’artista si occupò di una sessione di ritratti con la Polaroid. In seguito alla scelta dello scatto, i suoi assistenti seguirono le operazioni di serigrafia, condotte su una tela già dipinta con ampie pennellate di colore acrilico. Il verde domina la scena, annullando ogni valore chiaroscurale; la donna, ritratta in una posa ammaliante, appare quasi una figura senza età.
Il lavoro appartiene alla serie Celebrity Portraits, che riunisce i dipinti su commissione sui quali Warhol si concentrò a partire dal 1972, dopo gli anni delle sperimentazioni filmiche.

Al decennio successivo, invece, si lega la seconda opera esposta al Castello di Rivoli: The Poet and His Muse. Datato 1982, fa riferimento al ciclo dedicato a Giorgio de Chirico, pittore estremamente ammirato dall’artista statunitense, nonché figura da lui stesso conosciuta in occasione dei soggiorni italiani, a Roma e Venezia.
Solo dopo aver visitato la grande retrospettiva promossa da William Rubin al MoMA, Warhol decise di omaggiarlo, riconoscendo in lui una sorta di precursore della riproduzione seriale: “De Chirico ha ripetuto le stesse immagini per tutta la vita. Credo che l’abbia fatto non soltanto perché i collezionisti e i mercanti d’arte glielo chiedevano, ma perché gli andava di farlo e considerava la ripetizione un mezzo per esprimersi. Probabilmente è questo che abbiamo in comune… La differenza? Quello che lui ripeteva regolarmente anno dopo anno, io lo ripeto nello stesso giorno nello stesso dipinto“, affermò.