Se si volesse analizzare la scena artistica di Vienna di inizio Novecento dal punto di vista delle artiste, quali nomi e quali contributi emergerebbero? Ancora ampiamente sottovalutate, le voci femminili che operarono tra il 1900 e il 1938 nella capitale austriaca vengono per la prima volta riunite in un progetto espositivo dedicato.
Sottrarle dall’oblio; restituire la grandezza e novità della loro opera; riscrivere la storia dell’arte includendo tutte le voci che hanno concorso a rendere così rilevante l’esperienza del modernismo viennese, finendo per alimentare anche le tendenze artistiche che si sono manifestate dopo la prima guerra mondiale: sono importanti gli obiettivi associati alla mostra City of Women. Female Artists in Vienna from 1900 to 1938, al via il prossimo 25 gennaio nel Belvedere Inferiore.
Gli spazi espositivi della celebre istituzione culturale viennese si apprestano ad accogliere una retrospettiva che punta a espandere la tradizionale visione del modernismo austriaco, offrendone un’analisi più approfondita, esaustiva e inclusiva. Per farlo, la mostra – curata da Sabine Fellner e visitabile fino al 19 maggio – concentra il proprio sguardo sulle donne che hanno attivamente contribuito a dare forma alla scena artistica della capitale austriaca all’inizio del XX secolo.
Ilse Bernheimer, Maria Cyrenius, Friedl Dicker, Marie Egner, Louise Fraenkel-Hahn, Helene Funke, Greta Freist, Margarete Hamerschlag, Fanny Harlfinger-Zakucka, Hermine Heller-Ostersetzer, Johanna Kampmann-Freund, Elisabeth Karlinsky, Erika Giovanna Klien, Broncia Koller-Pinell, Frida Konstantin Lohwag, Elza Kövesházi-Kalmár e molte altre autrici ancora sono le protagoniste di un progetto espositivo che intende “ribaltare” la condizione di svantaggio con la quale le artiste hanno dovuto convivere nei primi decenni del Novecento.
Di varia natura gli ostacoli con i quali si sono dovute misurare: dall’impossibilità di accedere all’istruzione e alle associazioni di artisti, alle forti limitazioni in termini di opportunità espositive. È nonostante queste condizioni che alcune di loro sono comunque riuscite a operare, riuscendo in alcuni casi anche a costruirsi una carriera di successo.
Molteplici le “azioni” intraprese per resistere in un mondo dell’arte prevalentemente maschile, privo di misure a loro sostegno e di condizioni di parità. In alcuni casi hanno a loro volta fondato raggruppamenti, rivelatisi utili per “fare rete” nel comune scopo di diffondere la propria arte, di accedere a opportunità di formazione e di sviluppare strategie in ottica anche commerciale.
City of Women. Female Artists in Vienna from 1900 to 1938 ricostruisce questi percorsi, accendendo – in molti casi per la prima volta in assoluto – i riflettori sulle vite e sulle opere di artiste fin qui del tutto sottovalutate o difficilmente apprezzate per il loro reale talento. Un’occasione, quindi, per cogliere con pienezza il senso e la ricchezza delle loro ricerche e posizionare i loro segni all’interno dei movimenti artistici del loro tempo, tra cui Secessionismo, Espressionismo, Kinetism e Nuova Oggettività.
[Immagine in apertura: Helene Funke, Dreams, 1913. Photo: Johannes Stoll © Belvedere, Vienna]