La città piemontese si prepara ad accogliere la prima antologica dell’artista statunitense, curata da Germano Celant negli spazi di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia.
Dal 24 gennaio al 23 marzo, CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino farà da cornice a Sandy Skoglund. Visioni Ibride, la prima antologica dell’artista americana classe 1946. Un’occasione unica per ripercorrere la carriera di Skoglund, dagli esordi negli anni Settanta a Winter, l’opera ancora inedita che ha impegnato l’artista negli ultimi dieci anni.
Curata da Germano Celant, la mostra riunisce una trentina di opere, quasi tutte di grande formato, che illuminano i soggetti cardine della poetica di Skoglund ‒ interni domestici nei quali trovano spazio apparizioni al confine tra il comico e l’inquietante, senza dimenticare il riferimento al mondo animale e naturale in genere, con le celeberrime presenze di creature colorate e surreali.
Le immagini di Skoglund derivano sempre dalla costruzione di un set, poi fotografato dall’artista. Ne risultano lavori decisamente complessi, che svelano il mix di tecniche alla base del linguaggio visivo di Skoglund ‒ dalla fotografia alla scultura all’installazione ‒ protagoniste della mostra torinese insieme alle opere esposte.
Oltre a interventi ormai storici come i 20 scatti della serie True Fiction Two, realizzata tra il 1986 e il 2005, e le composizioni visionarie di Fox Games (1989) e di The Green House, del 1990, con le volpi rosse e i cani viola, la rassegna dà visibilità anche a lavori più recenti, quali Fresh Hybrid, del 2008, e l’inedito Winter, parte di una serie dedicata alle quattro stagioni e al sempre più sfaccettato rapporto tra essere umano e Natura.
Emblematiche, a riguardo, le parole della stessa Sandy Skoglund: “Ogni frammento di ‘Winter’ è stato scelto per esprimere la paura primaria della dipendenza umana dalla natura e dagli altri. Noi non siamo soli, e la nostra situazione è invariabilmente precaria”.
[Immagine in apertura: Sandy Skoglund, Revenge of the goldfish, 1981. Courtesy: Paci contemporary gallery (Brescia – Porto Cervo, IT)]