Prima dell'annunciata chiusura per ristrutturazione, il Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam accoglie una grande mostra che analizza le connessioni tra la scuola fondata da Walter Gropius e i Paesi Bassi.
Immaginare un nuovo mondo, ispirato alla ricerca della semplicità e della funzionalità; progettare prodotti di design belli, pratici e soprattutto accessibili a tutti, oltrepassando quei limiti oggettivi che consentivano solo a una ristretta élite di permettersi oggetti sviluppati da artisti: i principi che ispirarono l’esperienza del Bauhaus non hanno mai cessato di estendere la propria eco, neppure quando il regime nazista impose, nel 1933, la definiva chiusura di una scuola entrata nella leggenda.
In occasione del centenario della nascita del Bauhaus, fondato da Walter Gropius per artisti, architetti e designer industriali nella città di Weimar, anche l’Olanda si unisce alle celebrazioni internazionali che, per tutto il 2019, renderanno omaggio a quell’esperienza, esplorandone le influenze e l’eredità.
A ospitare una grande mostra, dedicata al legame e alle interazioni tra la scuola e i Paesi Bassi, è il Museo Boijmans Van Beuningen che – prima dell’annunciata chiusura per lavori di ristrutturazioni – ospita netherlands ⇄ bauhaus – pioneers of a new world. Il progetto espositivo analizza, per la prima volta in modo ampio e approfondito, le connessioni e i punti di contatto tra Bauhaus e Olanda, in un’ottica che include artisti, progetti, idee ed esperienze.
Vari artisti olandesi, infatti, contribuirono a definire il carattere specifico della scuola: prima della sua fondazione, H.P. Berlage, Mathieu Lauweriks e Johan Thorn Prikker erano membri della Deutsche Werkbund – fondata nel 1907 – le cui idee sulla fusione tra arte e industria costituirono un’importante premessa teorica per il Bauhaus. Non solo. De Stijl, la rivista fondata nel 1917 da Theo van Doesburg e Piet Mondrian, offriva materiale di approfondimento e ricerca per gli insegnanti e gli studenti dell’istituzione. Anche questi stimoli, dunque, portarono la scuola ad allontanarsi dalle sue radici espressioniste, a favore di un approccio funzionalista.
Accompagnata da una importante pubblicazione, a cura di Mienke Simon Thomas e Yvonne Brentjens, che esamina vari aspetti della cosiddetta “rete olandese del Bauhaus” tra il 1920 e il 1970, la mostra aperta fino al 26 maggio propone i circa 200 oggetti della collezione museale, legati alla scuola tedesca, insieme a 600 pezzi provenienti da prestiti speciali. Più di 60 musei e collezionisti privati, dei Paesi Bassi e dall’estero, hanno infatti aderito a questo grande progetto.
Una speciale app offre contenuti aggiuntivi sul tema della mostra e consente di vedere “a colpo d’occhio” come e dove sono state condivise le nuove idee tra artisti, architetti e designer, visualizzando le occasione di incontro tra i “pionieri del design moderno”. In collaborazione con il Scapino Ballet, con la Rotterdam Philharmonic Orchestra e altro soggetti è stato inoltre ideato un programma di eventi ispirato al Bauhaus, che include spettacoli e workshop.
[Immagine in apertura: Peter Keler, Apartment in Weimar. Design and Execution , 1927, gouache on paper, 500 x 780 mm. Private collection, the Netherlands]