Il Museo d’arte della Svizzera italiana sta per accogliere una grande retrospettiva sul Surrealismo in chiave elvetica. Dando risalto a un importante capitolo della storia creativa nazionale.
Si intitola Surrealismo Svizzera la mostra che, dal 10 febbraio al 16 giugno, troverà spazio negli ambienti del Museo d’arte della Svizzera italiana a Lugano. Un’occasione imperdibile per scoprire l’influenza esercitata dalle istanze surrealiste sulla produzione artistica elvetica e, al tempo stesso, il contributo degli autori svizzeri al loro sviluppo.
Organizzata in collaborazione con l’Aargauer Kunsthaus di Arau, dove ha preso forma la prima tappa della mostra, a Lugano la rassegna si focalizza sulle manifestazioni storiche del Surrealismo fino alla fine degli anni Cinquanta, con la curatela del direttore del museo, Tobia Bezzola, insieme a Francesca Benini, collaboratrice scientifica del MASI.
L’itinerario espositivo è animato, oltre che da una centinaio di opere, anche da documenti e disegni che delimitano i contorni dell’esperienza surrealista, dando particolare risalto ai promotori dei dettami surrealisti svizzeri, sia come membri del movimento parigino cui diede vita André Breton ‒ Alberto Giacometti, Serge Brignoni, Gérard Vulliamy, Kurt Seligmann e Meret Oppenheim – sia come esponenti della nuova arte in Svizzera ‒ Otto Abt, Max von Moos, Walter Johannes Moeschlin, Werner Schaad, Otto Tschumi, solo per citarne alcuni.
Il dialogo fra gli artisti svizzeri di stanza a Parigi e quelli attivi sul territorio elvetico fu un elemento chiave per la diffusione delle idee surrealiste anche in Svizzera, favorendo la creazione di gruppi progressisti come Gruppe 33, del quale erano membri, fra gli altri, Otto Abt, Walter Bodmer, Walter Kurt Wiemken e Meret Oppenheim, e Allianz. Vereinigung moderner Schweizer Künstler, cui aderirono anche Ernst Maass, Leo Leuppi e Hans Erni.
[Immagine in apertura: Jean Viollier, L’épouvantail charmeur III, dettaglio, 1928, Association des Amis du Petit Palais, Genève. Foto Patrick Goetelen, Genève 2018, ProLitteris, Zurich]