Il movimento Pattern and Decoration, che si sviluppò negli Stati Uniti negli anni Settanta del secolo scorso, viene riscoperto e analizzato da una mostra che debutta nella capitale austriaca e farà tappa anche in Ungheria.
Farà tappa anche al Museo Ludwig – Museum of Contemporary Art di Budapest la mostra Pattern and Decoration. Ornament as Promise, in apertura sabato 23 febbraio al Mumok – Museum Moderner Kunst Stiftung Ludwig di Vienna.
Il progetto espositivo, a cura di Manuela Ammer, si concentra sull’esperienza del movimento Pattern and Decoration, nato a metà degli anni Settanta del secolo scorso negli Stati Uniti.
In antitesi rispetto alla posizione espressa dall’architetto austriaco Adolf Loos, che nel 1908 manifestò il suo dissenso nei confronti dell’art déco viennese nel celebre saggio Ornament and Crime, la mostra propone una selezione di opere provenienti dalla collezione di Peter e Irene Ludwig.
Mentre Loos individuava nell’assenza di decorazione il segno di una cultura altamente evoluta e paragonava il ricorso a elementi decorativi a “un crimine“, il movimento Pattern and Decoration nel Novecento ha rivolto il proprio l’interesse verso una pluralità di fonti di ispirazione. Si è spinto oltre i confini geografici e storici alla ricerca di soluzioni alternative rispetto al “purismo” del Minimalismo e all’arte concettuale. Muovendo i suoi primi passi in un decennio complicato, scosso da sconvolgimenti sociali ed economici come furono gli anni Settanta, questa corrente – da alcuni considerata come “l’ultimo vero movimento artistico del XX secolo” – si è sforzata di estendere la gamma della possibilità creative, introducendo nuovi orizzonti nel lessico artistico e combinando tecniche e stili.
La mostra viennese riunisce le opere di artisti come Brad Davis, Frank Faulkner, Tina Girouard, Valerie Jaudon, Joyce Kozloff, Robert Kushner, Thomas Lanigan-Schmidt, Kim MacConnel, Miriam Schapiro, Kendall Shaw, Ned Smyth, Robert R. Zakanitch e Joe Zucker. Comune fu l’obiettivo di questi autori: impegnarsi nell’elevare diverse tradizioni decorative in una dimensione globale, assegnando dignità anche a forme di produzione artistica all’epoca collocate su un altro livello, come l’artigianato e l’arte popolare.
Aperta fino all’8 settembre e associata a un ricco catalogo, la mostra raccoglie nel proprio percorso una pluralità di lavori, tra cui mosaici in stile orientale, collage monumentali, opere tessili, pitture, installazioni e performance.
[Immagine in apertura: Joe Zucker, Two Malay Pirates in the South China Sea, 1978, Ludwig Forum für Internationale Kunst Aachen. Photo: Carl Brunn / Ludwig Forum für Internationale Kunst Aachen © Joe Zucker]