Scomparsi a sette anni di distanza l'uno dall'altro, Calder e Miró sono annoverati tra i grandi innovatori dell'arte del Novecento. Una mostra in apertura nella capitale inglese ne propone una lettura comparata, tra pittura e scultura.
Celebri artisti, ma anche amici: Alexander Calder e Joan Mirò si sono conosciuti nel 1928 e fino alla vecchiaia si sono frequentati, interrompendo i contatti solo temporaneamente durante la seconda guerra mondiale.
La galleria Nahmad Projects di Londra attiva quindi a ragione un dialogo tra la produzione dei due autori, in occasione della mostra Calder / Miró: Clair de lune, al via il 22 febbraio e in programma fino al prossimo 18 aprile. Un’occasione che consentirà di apprezzare, in maniera simultanea, gli esiti delle sperimentazioni condotte da entrambi nei territori della scultura e della pittura, richiamando l’attenzione dei visitatori su temi affrontati parallelamente.
Innovatore nell’arte “a tre dimensioni”, Calder ha esplorato le potenzialità degli oggetti fluttuanti, spingendosi ad analizzare, con esiti peculiari, il concetto di equilibrio.
Miró ha operato una forma di “liberazione” dello spazio pittorico, introducendo figure e soggetti a metà tra il reale e il subconscio, restituiti anche con materiali alternativi rispetto a quelli più comuni nella sua epoca.
Gioiose e irriverenti, le loro opere testimoniano oggi la passione di entrambi verso la libertà creativa, oltre a presentarsi nella forma di esperimenti che hanno aperto la strada a nuove modalità di rappresentazione e a linguaggi visivi inediti.