Il tempo si è posato su due magnifiche tele realizzate dal Maestro veneziano Jacopo Robusti, passato alla Storia come il Tintoretto. Ma com'erano in origine i due dipinti dedicati alla Vergine Maria, in che stato e dopo quali peripezie sono giunti fino a noi? Un importante restauro fornisce tutte le risposte, mentre riporta i due capolavori al loro antico splendore.
Sono trascorsi 500 anni dalla nascita di Tintoretto, ma ancora oggi lascia senza fiato la visita del luogo che tuttora ospita il suo maggiore successo – la Scuola Grande di San Rocco, decorata con una serie di monumentali teleri il cui ciclo costituisce di fatto “la Cappella Sistina di Venezia”.
Se tante sono le iniziative per celebrare l’anniversario relativo a Jacopo Robusti, come per esempio la grande mostra in programma presso la National Gallery di Washington, Sky ha pensato di contribuire in un modo molto particolare, ambizioso e fondamentale, proprio per garantire che i capolavori di Tintoretto possano essere apprezzati sempre più e sempre meglio.
Due dei dipinti del “Furioso”, realizzati negli stessi anni (1582-1583) e aventi lo stesso soggetto (la Vergine Maria, rispettivamente in meditazione e in lettura), alla fine di maggio sono stati infatti sottoposti a un delicato intervento di restauro promosso proprio da Sky, poi raccontato nel docufilm Tintoretto. Un Ribelle a Venezia che vedrà il suo debutto nei cinema italiani il 25 febbraio.
La Vergine Maria leggente e La Vergine Maria in meditazione sono quindi state accolte nella grande Sala Terrena della Scuola Grande di San Rocco. Sottoposte prima a tutte le indagini – dalla riflettografia IR e UV alle radiografie, dall’identificazione dei materiali originali a quella dei restauri già eseguiti nel tempo – le due tele si sono rivelate sin da subito una sfida per i restauratori, cariche come sono – letteralmente! – di strati di Storia accumulati nei secoli.
Ma parte di queste aggiunte, parte degli effetti del tempo trascorso hanno finito purtroppo per alterare la stessa percezione dei due capolavori: conosciuto per i valori cromatici accentuati e gli effetti di luce a dir poco d’impatto, Tintoretto non avrebbe mai pensato di raffigurare il paesaggio conferendogli un’atmosfera bruna, meditativa. Il viraggio dei colori è quindi una delle mutazioni causate dai decenni, probabilmente a causa dell’alterazione delle vernici protettive dei dipinti.
Una volta riportati i dipinti alle condizioni più vicine a quelle concepite dallo stesso Maestro veneziano, si procede quindi con la stabilizzazione del supporto e la reintegrazione delle parti mancanti – spesso microscopiche – dello strato pittorico: senza pensare di potersi sostituire alla mano dell’inimitabile Tintoretto, le sapienti pennellate delle restauratrici all’opera permettono di “colmare i vuoti”, abbastanza da far risaltare i brani di dipinto originali, ma soprattutto restituendo all’opera una “coerenza” visiva che rende più facile apprezzarla nella sua totalità.
Una sorpresa, quella di poter infine ammirare le tele di Tintoretto in tutto il loro splendore originario, che ben si addice al cinquecentenario della nascita del pittore; evento rimarcato dallo stesso film prodotto da Sky e presto nelle sale italiane, che dedica diverse riprese esclusive a questa grande impresa di restauro.
Tintoretto. Un Ribelle a Venezia è l’esclusivo docu-film firmato da Sky Arte e distribuito da Nexo Digital, che sarà nei cinema italiani per soli tre giorni, il 25, 26 e 27 febbraio 2019. Per saperne di più e acquistare i biglietti nella sala cinematografica più vicina, consultate la sezione speciale dedicata a Tintoretto: arte.sky.it/tintoretto.