Indagare le tematiche riguardanti la maternità nel mondo etrusco e romano, non solo a partire dal rapporto tra madre e figlio, è l'obiettivo della mostra ospitata nella Sala Venere del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, fino al 2 giugno prossimo.
Come si viveva all’interno delle famiglie etrusche e romane? Quali regole e consuetudini vigevano nei rapporti tra adulti e bambini? Per molto tempo gli studiosi hanno ritenuto che nelle società antiche il mondo dell’infanzia rivestisse un ruolo marginale.
Tuttavia, gli oggetti di uso quotidiano presentati in occasione della mostra Maternità e allattamento nell’Italia antica sembrano porre le premesse per una narrazione diversa, aprendo un nuovo varco nello studio di queste civiltà.
Curata da Giulia Pedrucci con Vittoria Lecce – con il sostegno del Comitato provinciale UNICEF di Roma che ne ha riconosciuto la valenza scientifica – la rassegna visitabile fino al 2 giugno al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia indaga le tematiche riguardanti la maternità nel mondo etrusco e romano adottando un punto di vista inedito.
Anziché focalizzarsi sul legame esclusivo tra mamma e bimbo, la mostra estende la prospettiva a tutte le figure che possono avere assistito, o forse anche ostacolato, la madre nel periodo che va dal concepimento al raggiungimento dell’età adulta del figlio. Nel percorso espositivo tale narrazione viene supportata dall’esposizione di “piccoli votivi, riflessi e testimonianze degli aspetti della vita quotidiana per i quali furono creati“, ovvero reperti in grado di restituite quanto non è direttamente ottenibile dalle fonti scritte.
Assumono particolare rilievo, in questo senso, le statuette votive di donne con bambini presenti in tutto il Mediterraneo antico, chiamate kourotrophoi.
Nell’Etruria meridionale e nel Lazio numerosi sono stati anche i ritrovamenti di statuette non attestate altrove, raffiguranti una coppia – formata sia da due donne che da un uomo e da una donna – e da un bambino. Per la curatrice Pedrucci, forniscono indizio per una ricostruzione ipotetica ma verosimile dei rapporti interpersonali nelle civiltà che popolarono l’Italia.
[Immagine in apertura: Teca di specchio in bronzo che raffigura il piccolo Dioniso affidato alle cure di una delle sue nutrici. Dalla Collezione Castellani, inizi del III sec. a.C.]