Cosa lega la città di Dresda alle esperienze del costruttivismo russo, del Bauhaus e del movimento olandese De Stijl? La mostra in corso all'Albertinum fa luce su alcune affascinanti vicende, poco note al grande pubblico, avvenute circa un secolo fa nella celebre città d'arte tedesca.
Con Visionary Spaces. Kandinsky, Mondrian, Lissitzky and the Abstract-Constructivist Avant-Garde in Dresden 1919 – 1932 il museo Albertinum di Dresda, in Germania, avvia una riflessione quasi “introspettiva”, ripercorrendo – a un secolo di distanza – una fase straordinaria della storia della città tedesca.
Se si potesse portare il tempo indietro di quasi cento anni, sarebbe infatti possibile riassaporare l’atmosfera che si viveva a Dresda negli anni Venti del Novecento. Orgogliosamente detentrice del titolo di “Firenze sull’Elba”, la città all’epoca godeva dello status di “punto di riferimento per l’avanguardia artistica europea“. Il costruttivismo russo-sovietico, il movimento olandese De Stijl e il Bauhaus “fecero scalpore” in questo luogo, contraddistinto da una gloriosa tradizione storica.
Nelle gallerie di Dresda vennero infatti esposte opere di El Lissitzky, Piet Mondrian, Lyonel Feininger, Wassily Kandinsky, Paul Klee, László Moholy-Nagy, Oskar Schlemmer e di altri autori di arte astratta o legati al costruttivismo. Quelle mostre accesero il dibattito in città, provocando anche discussioni e controversie sulla stampa.
Aperta fino al 2 giugno prossimo e promossa in occasione del centenario del Bauhaus, Visionary Spaces. Kandinsky, Mondrian, Lissitzky and the Abstract-Constructivist Avant-Garde in Dresden 1919 – 1932 raccoglie circa 180 opere, tra cui dipinti, disegni e creazioni grafiche, sculture, fotografie, libri e documenti.
Questi lavori, provenienti da prestigiose istituzioni tra cui il Kunstmuseum di Basilea, la Nationalgalerie di Berlino, il Gemeente Museum Den Haag a L’Aia, la State Tretyakov Gallery di Mosca, il Centre Pompidou di Parigi, il mumok di Vienna, il Kunsthaus di Zurigo, rendono possibile raccontare la storia poco conosciuta dei mercanti d’arte, dei collezionisti e degli organizzatori di mostre che animavano il panorama culturale di Dresda un secolo fa.
La mostra, inoltre, intende fare luce sui contenuti formali delle opere di questi artisti e sul loro interesse verso un radicale rinnovamento dell’arte, supportato da nuove visioni dell’assetto sociale.
Curata da Heike Biedermann, Birgit Dalbajewa e Mathias Wagner, l’esposizione analizza in particolare il tema della concezione dello spazio, che i visitatori potranno sperimentare in prima persona all’interno dello speciale laboratorio Raum_Labor. Lezioni frontali, passeggiate in città, spettacoli di danza e iniziative per gruppi scolastici completano il progetto espositivo.
[Immagine in apertura: Wassily Kandinsky, Zwei Reiter vor Rot, 1911 © Privatbesitz. Foto: SKD, A. Diesend]