Diversi per estrazione sociale, per formazione, per attitudine; eppure, furono meno distanti di quanto potrebbe sembrare: Jean Francis Auburtin e Claude Monet sono protagonisti di un confronto-dialogo sul tema del paesaggio.
Monet-Auburtin. An Artistic Encounter è la mostra con cui il Musée des Impressionnismes di Giverny, in Normandia, celebra il traguardo del decimo anno di apertura. Per l’occasione, infatti, l’istituzione francese propone un’opportunità di confronto e comparazione tra l’opera di Claude Monet e quella del pittore Jean Francis Auburtin, scomparsi a sei anni di distanza l’uno dall’altro.
Visitabile fino al 14 luglio, la rassegna riunisce una vasta selezione di dipinti e disegni di Auburtin, affiancata a molte delle più note e significative opere di Monet; l’obiettivo è identificare eventuali punti di contatto nel linguaggio e nelle rispettive visioni della pittura.
In altre parole, i due artisti sono davvero così distanti come apparentemente le loro carriere e le loro biografie lascerebbero intendere?
Figlio di un agente marittimo, Monet è cresciuto a Le Havre all’interno della borghesia mercantile; Auburtin proveniva da un ambiente di architetti e subì l’influenza della cultura greca. La formazione accademica di Monet fu limitata al breve periodo nello studio di Charles Gleyre; il pittore sviluppò rapidamente una preferenza per la pittura paesaggistica, che come noto lo spinse a operare en plein air.
Auburtin, invece, si formò all’École des Beaux-Arts di Parigi, che iniziò a frequentare nel 1888: fu qui che rivelò le sue dote come grande pittore di paesaggi. Fu proprio dall’osservazione del lavoro di Monet, che veniva regolarmente esposto Parigi negli anni della sua formazione, che iniziò a dedicarsi al genere naturalistico. Combinò quindi istanze legate alla corrente impressionista, a spunti derivanti da quella simbolista, al japonismo, attivando un dialogo costante con gli elementi paesaggistici.
Esattamente come fece Monet, anche Auburtin scelse di collocare il cavalletto fuori dallo studio: lo posizionò sulle coste rocciose della Bretagna, lungo i litorali della Normandia e nel Mediterraneo, raffigurando cielo, terra e mare. A differenza del collega “anziano”, così attratto dai cambiamenti delle luce e dell’atmosfera da desiderare di catturarli e fissarli sulla tela, Auburtin aveva una predilezione per le composizioni solide e per grandi scenari naturali. Nonostante quindi un approccio coerente con gli obiettivi di Monet, il suo lavoro si concentrò su una sorta di “rivelazione dello stato del mondo”.
[Immagine in apertura: Claude Monet, L’Aiguille et la Falaise d’Aval, 1885, Williamstown, Sterling and Francine Clark Art Institute, Acquired by Sterling and Francine Clark, 1933]