Tra pittura, scultura e fotografia, la nuova mostra del museo parigino punta a far riflettere sulla modalità con cui è stato "costruito, smantellato e ricostruito l’immaginario" delle persone di colore. Prendendo in esame tre passaggi storici rilevanti.
Con Black models: from Géricault to Matisse il Musée d’Orsay di Parigi compie un interessante esperimento espositivo, che lancia possibili spunti di analisi legati anche all’attualità. Visitabile fino al 21 luglio, la mostra avanza un approccio multidisciplinare per riflettere in quale modo le persone di colore siano state raccontare e ritratte in tre fasi della storia dell’arte.
Fin dal titolo, la rassegna pone sotto i riflettori la questione del “modello”, sottolineando i molteplici valori e significati associati a questo vocabolo. Si fa infatti riferimento sia al dialogo che si instaurava tra l’artista e il soggetto in posa, inteso come “stereotipo di un individuo”, sia al modello in quanto “figura esemplare”.
Promossa con l’obiettivo di assegnare identità e visibilità a queste figure, trascurate e non menzionate nella storia dell’arte, la rassegna ripercorre le loro storie e il loro reale ruolo sulla scia delle lotte per l’uguaglianza.
La mostra traccia l’evoluzione della rappresentazione dei soggetti di colore proponendo una comparazione tra opere di grande rilievo di artisti come Théodore Géricault, Charles Cordier, Jean-Baptiste Carpeaux, Edouard Manet, Paul Cézanne e Henri Matisse. Con un’ottica estesa anche alla fotografia, grazie ai lavori di Nadar e Carjat, e alla scultura, l’esposizione prende in esame un arco temporale lungo oltre un secolo, dimostrando quanto l’arte costituisca uno specchio delle sensibilità che attraversano la società, ieri come oggi.
Un esempio saliente dello spirito che caratterizza Black models: from Géricault to Matisse è la presenza nel percorso espositivo del dipinto Olympia, eseguito da Manet (in apertura di articolo). Considerata una pietra miliare nell’arte moderna, con la sua complessità e la sua potenza formale, l’opera ha ispirato rielaborazioni divenute altrettanto iconiche: dalle riletture di Cézanne alla versione di Gauguin del 1891, fino alle reinterpretazioni di Matisse, della Pop Art e dell’arte contemporanea.
Eppure, quanti osservatori si sono fermati con attenzione alla doppia presenza femminile, la donna distesa in primo piano e la domestica di colore sullo sfondo, cogliendone la natura autentica e rivoluzionaria? Entrambe le donne sono fondamentali per il messaggio associato al dipinto, che di fatto spinge a riflettere sulle relazioni tra l’Occidente e l’Africa, oltre che su temi come l’identità etnica, sociale e sessuale.