La pratica creativa dell’artista italo-brasiliana è al centro della mostra allestita al PAC di Milano. Un colpo d’occhio su una carriera intensa, avviata negli anni Sessanta e tuttora in corso.
Si intitola emblematicamente O amor se faz revolucionario, la mostra personale di Anna Maria Maiolino allestita al PAC di Milano fino al 9 giugno. Curata da Diego Sileo, la rassegna ripercorre la produzione dell’artista italo-brasiliana dagli esordi ai giorni nostri, puntando lo sguardo sull’importanza dell’amore ‒ per le sue origini, per la sua terra d’adozione, per i suoi legami familiari ‒ all’interno della sua pratica.
Oltre 300 opere fra disegni, dipinti, sculture, fotografie, video e installazioni compongono la più ampia monografica mai dedicata all’artista, autrice anche di un intervento site-specific in argilla, materiale chiave nel suo lavoro.
L’amore rivoluzionario evocato dal titolo trova la sua ragione d’essere nella storia personale e creativa della Maiolino, partita dall’Italia alla volta del Venezuela quando aveva 12 anni.
Trasferitasi poi a Rio de Janeiro per frequentare la Scuola Nazionale di Belle Arti, la Maiolino trovò qui la sua terra d’adozione, includendo nella propria riflessione artistica il tema della migrazione, dell’essere donna e del confronto con una lingua e una cultura diversa da quella di appartenenza.
Anche la politica e le dinamiche sociali assumono un ruolo rilevante nella pratica dell’artista, che si è cimentata pure in azioni performative.
Il 5 aprile, durante l’art week milanese, Maiolino metterà in scena una nuova performance ‒ Al di là di ‒ insieme a Gaya Rachel.
[Immagine in apertura: Anna Maria Maiolino, Entrevidas, 1981-2000. Immagine nell’articolo: Anna Maria Maiolino, Untitled from Vida Afora (A Life Line) series – Photopoemaction, 1981]