Databili tra il XIV e il XX secolo, le opere raccolte dal collezionista trevigiano Valter Guarnieri conducono alla scoperta di una delle culture più affascinanti e sorprendenti del mondo, quella giapponese. Alla Casa dei Carraresi, fino al 30 giugno.
Non possono che esserci una passione profonda e una spiccata curiosità, tra le ragioni che alimentano il desiderio di selezionare e raccogliere testimonianze riferibili a culture geograficamente o storicamente distanti da quella propria.
Una premessa che sembra essere calzante per introdurre il caso del collezionista trevigiano Valter Guarnieri, il cui fondo privato, costituito negli ultimi decenni, riunisce una raccoltadi grande qualità e molto variegata per materiali, tecniche di realizzazione e soggetti iconografici relativa all’arcipelago estremo-orientale. A partire dal 4 aprile, una selezione di opere di questa collezione confluisce nella mostra Giappone. Terra di geisha e samurai, la cui curatela è stata affidata a Francesco Morena e la produzione ad ARTIKA.
Negli spazi della Casa dei Carraresi, a Treviso, il percorso espositivo proverà a ridurre idealmente le distanze tra i visitatori e la cultura giapponese classica. In una successione di isole tematiche, saranno analizzati specifici aspetti del Paese del Sol Levante, senza rinunciare a un focus sulle peculiarità e sulla storia della collezione costituita da Guarnieri. Attraverso opere databili tra il XIV e il XX secolo, la mostra prenderà in esame temi come il rapporto tra i giapponesi e la Natura, la tradizione calligrafica, la cultura del kimono, le religioni e i culti portati avanti e riadattati nel corso dei secoli, le forme di intrattenimento sviluppate dalla popolazione locale, tra cui il celeberrimo teatro Kabuki.
Su due iconiche figure della cultura giapponese, entrate prepotentemente nell’immaginario collettivo, si concentra la prima parte del percorso espositivo. Geisha e samurai incarnano infatti due capisaldi del Giappone tradizionale, ricordando la lunghissima fase in cui questa terra è stata governata dalla classe militare, dal XII alla metà del XIX secolo, e il più iconico “modello” di beltà femminile nipponica, che non smette di affascinare e attrarre anche nei giorni nostri.
La mostra, inoltre, getta il proprio sguardo fino alla modernità, raccontando cosa è avvenuto nel Paese asiatico in seguito all’apertura all’Occidente, a metà dell’Ottocento, dopo oltre due secoli di consapevole isolamento. L’avvio delle relazioni diplomatiche con altri Stati ha fatto sorgere uno straordinario interesse verso questa terra, divenuta in breve tempo fonte d’ispirazione per europei e statunitensi; parallelamente, anche gli stessi giapponesi hanno dimostrato di voler conoscere e apprendere tecniche e costumi a loro sconosciuti. Un rapporto di reciproco interesse, ancora oggi molto intenso.
[Immagine in apertura: Yoshu Chinkanobu, Passatempi di beltà femminili in un giorno nevoso, firmata Il pennello di Yoshu Chikanobu, 1838-1912]