Quasi diecimila metri quadrati di superficie espositiva e un programma espositivo strutturato secondo "capitoli stagionali": con il progetto dedicato alla coppia di imprenditori dello streetwear Edson Sabajo e Guillaume Schmidt, si alza il sipario su Het HEM, la nuova "casa dell'arte" olandese.
Da fabbrica di munizioni, nella quale sono stati prodotti milioni di proiettili con bossoli di ottone forniti alle truppe della NATO, a centro per l’arte contemporanea. Questa la trasformazione dell’edificio che ospita Het HEM, nuova realtà situata ai margini di Amsterdam che combina un’offerta dedicata all’arte visiva con una programmazione all’insegna della musica, della performance e della danza.
A disposizione quasi 10mila metri quadrati, nei quali il pubblico potrà sentirsi a casa, attraverso “nuove esperienze, intuizioni e idee creative, usando l’arte per sollevare importanti questioni riguardanti la società contemporanea, per una comprensione più attiva e inclusiva del nostro mondo“, come auspicato dal direttore Kim Tuin.
Per conseguire questi obiettivi e favorire un avvicinamento dell’intera comunità all’arte, Het HEM proporrà con continuità un programma diviso in “capitoli”. Ciascuno di questi viene sviluppato in collaborazione con un curatore ospite e si traduce in una mostra della durata di dieci settimane. Piuttosto che alla connessione con le arti visive, la centralità viene assegnata alla storia personale, al background professionale o a un’esperienza eccezionale delle persone di volta in volta coinvolte: saranno loro ad aprire una prospettiva speciale sulla nostra epoca.
Un proposito evidente fin dalle prime battute, con il Chapter 1NE di Het HEM focalizzato sulla coppia di imprenditori Edson Sabajo e Guillaume Schmidt, creatori di un marchio di streetwear di successo. Profondamente radicati nella cultura hip hop, sono considerati “avanguardie culturali”, nonché rappresentanti di una nuova generazione di “homo universalis”.
In occasione dell’apertura, Het HEM ha anche promosso la prima commissione d’arte: il risultato è l’opera Still Life di RAAAF. A partire dal 21 settembre, il testimone passerà alla storia del produttore e compositore americano/cileno Nicolás Jaar, che risiederà nel centro, trasformandone lo spazio in un luogo di ricerca interdisciplinare e sperimentale.
[Immagine in apertura: Het HEM, Zaandam, The Netherlands. Photography C. Eeftinck Schattenkerk]