Ci sono anche iconici pezzi d'arredamento e oggetti progettati da alcuni dei più acclamati designer e architetti italiani, da Carlo Scarpa a Ferruccio Laviani, nel percorso espositivo della mostra in corso nella capitale francese, fino al 30 settembre prossimo.
Con Le Mobilier d’architectes, 1960-2020, la Cité de l’architecture et du patrimoine di Parigi promuove una mostra che ripercorre gli ultimi 60 anni di progettazione architettonica a partire da un particolare quesito: in quale modo, nei decenni presi in esame, gli architetti hanno continuato a occuparsi di arredamento, arti decorative e illuminazione?
Analizzando correnti come la Secessione viennese, l’Art Déco, l’esperienza del Bauhaus o il Movimento Moderno, emerge l’abitudine degli architetti a progettare anche gran parte dei mobili, degli apparecchi di illuminazione e degli oggetti d’uso quotidiani destinati a completare i loro edifici. Una tendenza che iniziò a perdere vigore al termine della Seconda Guerra Mondiale, quando le urgenze della ricostruzione e la necessità di assicurare un alloggio per tutti sottrassero progressivamente tempo e interesse a questi aspetti.
Visitabile fino al 30 settembre prossimo, Le Mobilier d’architectes, 1960-2020 prova a rileggere la storia riunendo prototipi, pezzi unici, edizioni limitate o produzioni in serie, distribuite in tutte gli spazi della Cité, allo scopo di riscoprire la produzione di mobili ad opera degli architetti dal 1960 ad oggi.
David Adjaye, Ron Arad, Shigeru Ban, David Chipperfield, Odile Decq, Charles & Ray Eames, Norman Foster, Sou Fujimoto, Frank Gehry, Zaha Hadid, Marc Held, Steven Holl, Toyo Ito, Michele de Lucchi, Angelo Mangiarotti, Jean Nouvel, Verner Panton, Dominique Perrault, Gaetano Pesce, Rudy Ricciotti, Aldo Rossi, Sanaa, Superstudio, Carlo Scarpa, Ettore Sottsass sono i grandi nomi protagonisti di questo progetto espositivo, che consente di cogliere anche specifiche declinazioni, legate ai diversi territori presi in esame, e l’eterogeneità degli approcci culturali e formali.
[Immagine in apertura: Ferruccio Laviani per Fratelli Boffi, Good Vibration, exhibition view © Gaston Bergeret, Cité de l’architecture & du patrimoine, Parigi, 2019]