La mostra in corso alla Getty Villa di Malibu riunisce alcuni dei preziosi capolavori ritrovati nella villa campana cui la stessa sede del museo americano si ispira, sepolta dalla celeberrima eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.
Getta un ponte fra Italia e Stati Uniti la mostra allestita fino al 28 ottobre alla Getty Villa di Malibu: Buried by Vesuvius: Treasures from the Villa dei Papiri accende i riflettori sui manufatti rinvenuti nella splendida Villa dei Papiri, a Ercolano, sepolta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., e oggetto di una serie di scavi archeologici avviati nel Settecento e poi proseguiti fino al Ventunesimo secolo.
Gli scavi, tuttora in corso, hanno restituito una miriade di manufatti rimasti intrappolati sotto cenere e lapilli; rinvenuti anche i papiri, fortemente danneggiati, che sono al vaglio degli esperti e che appartenevano al proprietario della Villa ‒ la cui identità sembra coincidere con quella del patrigno di Giulio Cesare ‒ insieme a una eccezionale raccolta di bronzi antichi.
Tra questi c’è anche il cosiddetto Satiro ubriaco, al centro di una importante collaborazione fra il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dove è solitamente esposto, e la sede americana, che da decenni coopera con le istituzioni nostrane per conservare e salvaguardare il patrimonio culturale italiano.
È emblematico che la mostra, frutto del dialogo con il MANN di Napoli, il Parco Archeologico di Ercolano e la Biblioteca Nazionale di Napoli “Vittorio Emanuele III”, sia ospite della Getty Villa, costruita negli anni Settanta proprio sul modello della Villa dei Papiri, a partire dalla planimetria messa a punto da Karl Weber, che diresse gli scavi settecenteschi con il supporto del sovrano Carlo VII.
[Immagine in apertura: Satiro ubriaco, I secolo a.C./I secolo d.C., bronzo, Museo Archeologico Nazionale, Napoli. Reproduced by agreement with the Ministry of Cultural Assets and Activities and Tourism. National Archaeological Museum of
Naples – Restoration Office]