La sede museale piemontese ospita un omaggio trasversale a Leonardo da Vinci, nel cinquecentesimo anniversario della sua morte. Un dialogo tra passato e presente attraverso l’opera dell’allievo Marco d’Oggiono e del contemporaneo Gino De Dominicis.
L’esempio di Leonardo da Vinci è stato determinante per lo sviluppo degli esiti artistici successivi alla sua scomparsa. Lo dimostra la rassegna che sta per inaugurare al Castello di Rivoli: dal 9 luglio al 3 novembre, guiderà il pubblico verso la scoperta dell’eredità leonardesca, a 500 anni dalla morte.
Curata da Laura Cantone e Fabio Cafagna, D’après Leonardo riunisce due capolavori presenti nella raccolta del Castello di Rivoli Museo d’arte contemporanea – Madonna col Bambino (in apertura d’articolo) di Marco d’Oggiono, allievo di Leonardo, e Senza titolo (La Gioconda), realizzato da Gino De Dominicis nel 1992. Un’occasione unica per immergersi nell’onda lunga dell’eredità creativa lasciata ai posteri dall’artista rinascimentale.
Risalente all’incirca al 1516, la Madonna col Bambino di d’Oggiono si ispira alla celeberrima Madonna Litta conservata presso il Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo e da quest’ultimo attribuita a Leonardo, ma nella quale gli studiosi italiani riconoscono la mano di un allievo, forse dello stesso d’Oggiono. La Madonna col Bambino rivela non solo il talento del discepolo, ma anche l’assorbimento della lezione leonardesca nella resa cromatica e nella delicatezza dei tratti.
Senza titolo (La Gioconda) di Gino De Dominicis è incluso in una serie di disegni su tavole di pioppo realizzati a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta e ispirati alla enigmatica figura della Gioconda di Leonardo. De Dominicis trasforma il soggetto dell’opera in una sorta di archetipo senza tempo, riconoscendo al capolavoro leonardesco un afflato di immortalità.
In una data ancora da stabilirsi, una terza opera, selezionata dalla direttrice del Castello di Rivoli Carolyn Christov-Bakargiev, affiancherà le altre due, sollevando una riflessione sulla “problematica della ricezione critica e di mercato che vive Leonardo da Vinci nella nostra epoca digitale – caratterizzata da una celebrazione della cultura scientifica piuttosto che umanistica”, come sottolinea la direttrice.