Fino al 31 ottobre 2020, l'installazione "Through the Lens of Faith", progettata da Daniel Libeskind nel 75esimo anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, resterà visitabile all'Auschwitz-Birkenau State Museum.
Sono trascorsi 75 anni dalla liberazione del campo di Auschwitz, il cui complesso includeva anche il campo di sterminio di Birkenau e altri siti. Già autore del Museo Ebraico di Berlino e del Contemporary Jewish Museum di San Francisco, Daniel Libeskind lega la storia della sua famiglia d’origine alla tragedia dell’Olocausto, alla quale sopravvissero sua madre e suo padre.
Proprio al pluripremiato architetto, nato in Polonia, si deve la progettazione dell’installazione temporanea Through the Lens of Faith, svelata al pubblico lo scorso primo luglio, in occasione dell’anniversario della liberazione del campo di concentramento, avvenuta nel 1945.
L’opera, che resterà allestita nel giardino dell’Auschwitz-Birkenau State Museum di Oświęcim, in Polonia, fino al 31 ottobre 2020, è l’esito della collaborazione tra l’architetto, il fotografo Caryl Englander e il curatore dell’Amud Aish Memorial Museum, Henri Lustiger Thaler.
Con l’obiettivo di spostare l’attenzione degli oltre due milioni di visitatori all’anno di Auschwitz sulla prospettiva dei sopravvissuti, Through the Lens of Faith riunisce 21 fotografie a colori dei sopravvissuti, realizzate da Englander e riprodotte in grande formato, insieme a stralci di interviste. Sono racconti in prima persona dai quali emerge la brutalità sperimentata dai testimoni diretti di quel dramma, ma anche la loro fede e la speranza.
Il fotografo Englander, che è anche presidente dell’International Center of Photography di New York, ha in un certo senso sovvertito le convenzioni legate a questa tipologia di ritratti, preferendo mostrare i sopravvissuti nei loro ambienti domestici, anziché davanti a fondali piatti e monocromatici. I servizi fotografici, così come la raccolta dei racconti, hanno avuto luogo in Canada, Stati Uniti, Polonia, Israele e Germania, coinvolgendo 18 sopravvissuti. Questa documentazione, oltre che nell’installazione, confluirà in un volume pubblicato da Phaidon a settembre.
Dal punto di vista architettonico, Libeskind ha scelto di collocare, nel verde rassicurante del percorso che connette il Memoriale al Museo di Auschwitz, una serie di pannelli verticali di acciaio, alti tre metri, direttamente connessi con la pavimentazione. La distanza costante tra un modulo e l’altro origina una schema ripetitivo, che intende evocare le strisce riprodotte nelle uniformi dei prigionieri.
L’impiego di superfici a specchio, nella parte esterna dei pannelli, riflette il paesaggio circostante e rimanda a un desiderio di libertà fisica e spirituale.
[Immagine in apertura: Render by Studio Libeskind, fonte libeskind.com]