A pochi mesi dal tragico incendio di Notre-Dame, una mostra digitale propone foto e documenti relativi a monumenti perduti o fragili. Uno sguardo al passato e un invito a preservare i beni culturali del nostro presente.
Cosa abbiamo imparato dal rovinoso incendio che ha devastato la Cattedrale di Notre-Dame, qualche mese fa? Quali insegnamenti possiamo trarre da quel rogo, al fine di prevenire altri eventi simili? Domande complesse, ma che nascono da una certezza: il nostro patrimonio artistico e architettonico è costantemente a rischio, oggi come ieri. Ben prima della celebre cattedrale francese, infatti, altri monumenti sono andati perduti, per cause naturali o per mano dell’uomo. Una mostra online prova ad affrontare l’argomento, guardando al passato, ma soprattutto suggerendo soluzioni per evitare ulteriori tragedie.
Realizzata da Europeana ‒ la piattaforma digitale europea dedicata al patrimonio culturale del nostro continente ‒ la mostra fornisce immagini, informazioni e contenuti multimediali sulle minacce a cui alcuni tra i più importanti simboli della storia dell’umanità sono stati esposti: dal Pantheon di Atene al Museo Nazionale del Brasile, devastato da un incendio nel 2018; dal ponte Stari Most di Mostar, in Bosnia Erzegovina, al patrimonio siriano parzialmente distrutto dalla guerra. Una galleria di foto e documenti tecnici su cosa abbiamo perduto e su cosa abbiamo il compito di preservare.
Consultabile online a partire dal 15 luglio, Heritage at Risk è infatti un progetto che non guarda soltanto al passato. Ampia parte della mostra è dedicata ai punti deboli di alcuni tra i più rilevanti siti storici d’Europa: identificate le loro carenze strutturali, vengono suggerite le strategie d’intervento, anche mettendo in gioco le nuove tecnologie. Un progetto dal carattere divulgativo notevole, in sette lingue ‒ inglese, francese, tedesco, italiano, polacco, spagnolo e rumeno ‒, che intende essere uno stimolo a ricordarci le nostre responsabilità di fronte ai beni culturali di tutte le epoche.
[Immagine in apertura: Venice, 1950-1960, Paolo Monti, Fondazione Biblioteca Europea di Informazione e Cultura (BEIC), CC BY-SA – Via europeana.eu]