Il mondo progettuale di Alessandro Mendini nel “suo” Groninger Museum

26 Ottobre 2019


Sono trascorsi solo pochi mesi dalla scomparsa di Alessandro Mendini, tra i più innovativi e influenti progettisti italiano del Novecento. Nel caleidoscopio delle sue opere, un ruolo di primo piano è occupato dal Groninger Museum, nei Paesi Bassi, del quale fu artefice insieme ai colleghi Michele de Lucchi, Philippe Starck e allo studio austriaco Coop Himmelb(l)au.

Proprio questa istituzione è sede della retrospettiva Mondo Mendini ‒ The world of Alessandro Mendini, un intenso omaggio alla sua carriera e al suo linguaggio visitabile fino al 5 maggio 2020. Il progetto espositivo, concepito dello stesso architetto poco prima della sua morte, illustra uno dei capisaldi della sua eclettica produzione: il rifiuto delle divisioni gerarchiche tra architettura, arte e design, riflesso della volontà di lasciare completamente libera l’immaginazione.

L’UNIVERSO DI MENDINI IN MOSTRA

Dai gioielli ai modelli architettonici, dagli oggetti di uso quotidiano alle grandi sculture, la mostra ripercorre in oltre 200 oggetti la parabola creativa di Mendini. A emergere sono la sua eccezionale vena umoristica, la spiccata attitudine verso l’uso del colore, la ricca espressività dei suoi lavori, la ricchezza decorativa, nonché il ricorso a forme sorprendenti e, talvolta, persino giocose.

Nel rispetto dell’impostazione messa a punto dello stesso architetto, il percorso espositivo include le opere di alcuni “illustri colleghi”. Accanto ai suoi lavori ‒ immancabili il cavatappi Anna G e l’iconica Poltrona Proust ‒, i visitatori possono così scoprire gli autori che vennero considerati dal progettista come suoi “ispiratori” o affini per lessico e sensibilità. Tra loro, i pittori Paul Signac, Wassily Kandinsky, Henri Matisse, gli architetti Theo van Doesburg e Gerrit Rietveld e, fra gli italiani, Gio Ponti, Michele De Lucchi e Gaetano Pesce.

[Immagine in apertura: Alessandro Mendini. Photo Carlo Lavatori – Alessandro Mendini Archive]