Un tragico destino accomuna Pompei e Akrotiri, un tempo capitale dell’isola oggi nota come Santorini: drammatiche eruzioni vulcaniche hanno interrotto le loro esistenze, senza tuttavia cancellarne la memoria storica. La nuova mostra allestita alle Scuderie del Quirinale di Roma conduce alla scoperta delle due antiche città, tra arte e scienza.
Il 1613 a. C. e il 79 d. C. sono anni passati tragicamente alla storia per due eventi catastrofici, che incisero in maniera determinante sul destino di altrettante città. Prima ad Akrotiri, nell’isola greca oggi conosciuta come Santorini, e dopo a Pompei, la natura manifestò tutta la propria potenza distruttiva, ponendo fine alla quotidianità di migliaia di persone.
Visitabile fino al 6 gennaio 2020, alle Scuderie del Quirinale di Roma, la mostra Pompei e Santorini: l’eternità in un giorno attiva un confronto tra le due civiltà mediterranee, accomunate da una sorte violenta e drammatica. Fortissimo, però, continua a essere l’interesse verso entrambe: come si viveva prima degli eventi calamitosi? Quale modello di società emerge dalle indagini archeologiche che, come dimostrano le recentissime scoperte di Pompei, continuano a produrre esiti di notevole interesse?
Curata da Massimo Osanna, direttore del Parco Archeologico di Pompei, e da Demetrios Athanasoulis, direttore dell’Eforia delle Antichità delle Cicladi, con Luigi Gallo e Luana Toniolo, la mostra riunisce oltre trecento oggetti – statue, affreschi, vasi, gemme, incunaboli e quadri, alcuni dei quali mai esposti prima –, dando vita a un intenso “viaggio nel tempo”. Le ricostruzioni di ambienti, con oggetti di uso quotidiano, sono affiancate da selezionati contributi di artisti moderni e contemporanei e da proiezioni di videoarte. L’obiettivo? Documentare come le catastrofi naturali abbiano da sempre stimolato l’interesse degli artisti, oltre a quello degli archeologi e degli scienziati. Arturo Martini, Renato Guttuso, Andy Warhol, Alberto Burri, Richard Long, Antony Gormley, Giuseppe Penone, Francesco Jodice, Damien Hirst e Francesco Simeti figurano tra gli autori scelti per testimoniare quanto “le città sepolte abbiano nutrito l’immaginario collettivo“.
Come ha sottolineato il curatore Massimo Osanna, la collaborazione tra istituzioni italiane e greche è nata dalla volontà di associare “all’indagine archeologica anche la lettura geologica degli eventi vulcanici, così da poter far capire al pubblico l’unicità dello stato di conservazione delle due città“. Tale proposito ha il proprio naturale riflesso, oltre che nel percorso espositivo, nei laboratori, negli incontri e nelle varie iniziative promosse parallelamente a Pompei e Santorini: l’eternità in un giorno: eventi che esamineranno questo vasto tema anche dal punto di vista scientifico, geologico e sociale.
[Immagine in apertura: un affresco che riproduce un lussureggiante giardino con diversi tipi di piante come oleandri, corbezzoli, pini, iris. Il giardino è arricchito da fontane, erme e varie specie di uccelli come usignoli, cornacchie, garzette. Secondo quarto del I sec. d.C. Pompei, Casa del Bracciale d’oro (VI 17, 42), salone 32, dettaglio]