Architettura e partecipazione collettiva sono due ingredienti tipici della ricerca di Olafur Eliasson, invitato a presentare un nuovo progetto pubblico nell'ambito della Milano Art Week 2020.
Dopo le “incursioni” artistiche degli scorsi anni – tra le ultime, l’intervento urbano di Ibrahim Mahama e la gigantesca Stonehenge “gonfiabile” di Jeremy Deller –, la Fondazione Nicola Trussardi si prepara al prossimo appuntamento con la grande arte, invitando per l’occasione un altro nome culto del panorama internazionale. Si tratta di Olafur Eliasson, chiamato a realizzare uno dei suoi progetti partecipativi nell’ambito dell’Art Week milanese.
Curata come da tradizione da Massimiliano Gioni, e aperta al pubblico dal 14 aprile al 3 maggio, The collectivity project consisterà in una grande opera d’insieme: un paesaggio immaginario interamente costruito attraverso l’impiego di oltre due tonnellate di Lego bianchi, messi a disposizione di passanti, turisti, cittadini e bambini che vogliano rappresentare, con l’uso dei celebri “mattoncini”, la loro visione di spazio pubblico. L’effetto conclusivo dell’installazione sarà infatti quello di un grande scenario urbano in miniatura: una sorta di “città ideale”, ricreata attraverso l’immaginazione dei suoi abitanti.
Ad accogliere il progetto – già presentato negli scorsi anni a Tirana, Oslo, Copenaghen e New York – un luogo simbolo di Milano ancora segreto, che verrà reso noto agli inizi del prossimo anno. Quel che è certo è che l’intervento non mancherà di coinvolgere i tanti visitatori, invitati a vivere – come spesso nelle opere dell’artista – un’esperienza partecipativa dal profondo carattere poetico e sociale.
[Immagine in apertura: Olafur Eliasson, The collectivity project, 2005, 3rd Tirana Biennale, Albania, 2005. Photo: Olafur Eliasson. Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles | © 2005 Olafur Eliasson]