Raffaello 500. In arrivo a Roma una maxi-mostra sul “divin pittore”

29 Dicembre 2019

Raffaello, Madonna del Granduca, courtesy Gallerie degli Uffizi

Non c’è ombra di dubbio: il 2019 è stato l’anno di Leonardo da Vinci, con una costellazione di iniziative ed eventi sparsi per il globo, tutti nel segno del genio toscano – tra gli altri, la grande mostra “blockbuster” al Louvre di Parigi, ancora in corso. A prendere il posto del pittore-scienziato sarà nel 2020 Raffaello, pronto a fare il suo “debutto” sotto i riflettori a cinquecento anni dalla scomparsa – avvenuta a Roma nel 1520.

E proprio la Capitale sarà il luogo scelto per la mostra “clou” dell’intero programma delle celebrazioni (già avviato nelle scorse settimane con una serie di iniziative tra Urbino, Milano, Ancona e Berlino): una rassegna che si preannuncia epica, in calendario alle Scuderie del Quirinale dal prossimo 5 marzo al 2 giugno.

LA MOSTRA A ROMA

Curata da Marzia Faietti e Matteo Lafranconi, con il contributo di un autorevole comitato scientifico internazionale, la rassegna – dal titolo, semplicemente, Raffaello – raccoglierà oltre cento opere del “divin pittore”, provenienti da istituzioni tra le più iconiche della cultura mondiale: dalla National Gallery di Londra al Museo del Prado, dal MANN di Napoli alle Gallerie degli Uffizi – partner dell’iniziativa con un prestito di circa cinquanta capolavori.

Distribuite all’interno di un percorso mai prima d’ora così articolato, le opere si soffermeranno in particolare sulla produzione di Raffaello durante il suo periodo romano, raccontando la ricchezza creativa di quegli anni e lo spessore di un’attività rimasta leggendaria per cinque secoli. Tra le tele e i disegni in mostra, la Madonna del Granduca (nell’immagine in apertura un dettaglio, courtesy Gallerie degli Uffizi), la Santa Cecilia e la Madonna Alba – quest’ultima, in arrivo nella Capitale grazie alla concessione della National Gallery di Washington. Ad affiancare la sequenza di capolavori anche un corposo insieme di opere di contemporanei dell’urbinate, sottolineando l’influenza che il maestro rinascimentale ebbe sui colleghi e sugli artisti delle epoche successive.