I “cadaveri” di plastica dei Luzinterruptus contro il climate change

6 Gennaio 2020

Luzinterruptus, Death by Plastic, 2019, photo Melisa Hernández, courtesy Luzinterruptus

Non è la prima volta che il collettivo spagnolo Luzinterruptus decide di dedicarsi al tema dell’ecosostenibilità. Dopo gli interventi recenti a Washington – con l’installazione per il diritto all’acqua Let’s Go Fetch Water! – e a Valencia – con il “giardino” di bottiglie di plastica per il progetto Sensemurs –, il gruppo di artisti anonimi ha dato vita a una nuova operazione. Stiamo parlando di Death by Plastic, un ammasso di “corpi” realizzati attraverso l’assemblaggio di oggetti di recupero e di uso comune, illuminati e sparsi sul suolo antistante il centro congressi di Madrid.

È qui che, lo scorso 8 dicembre, ha infatti avuto luogo il COP25 World Climate Summit, la conferenza mondiale sul clima che ha radunato i maggiori capi di Stato per discutere sui temi dell’emergenza globale.

UN’OPERA EFFIMERA

In risposta all’urgenza del tema, e alla carenza di risposte da parte dei leader mondiali, il collettivo spagnolo ha così reagito a modo suo, piazzando sulla strada un insieme di manichini fatti di bottiglie, bicchieri e buste di plastica, contornati di gesso proprio come in una scena del crimine. Dopo poche ore – come spesso accade nelle opere (effimere) dei Luzinterruptus – i “corpi” sono stati portati via. Un intervento che evoca la morte, simulata per segnalare l’“apocalisse ecologica” che il mondo sta attraversando.

[Immagine in apertura: Luzinterruptus, Death by Plastic, 2019, photo Melisa Hernández, courtesy Luzinterruptus]