Da oggetto di uso quotidiano a icona della creatività umana. Sono tanti gli usi della matita, così come sono state tante le tappe del suo sviluppo in Italia. Un nuovo libro prova a raccontarle, fra testi storici e apparati iconografici.
La matita è “il prolungamento della mano, un sismografo delle emozioni”, diceva l’architetto Mario Botta. Una definizione che non può descrivere meglio la storia di questo oggetto, così scontato e comune da domandarcene raramente le origini. Eppure il percorso del ‘lapis’ – come venivano definite le pietre per disegnare nel XVI secolo – è lunga e complessa, tanto da riflettere, in qualche modo, la storia stessa del nostro Paese.
A tentare un esaustivo riassunto delle tappe legate alla nascita e alla produzione della matita è oggi un nuovo libro, portato sugli scaffali da SilvanaEditoriale. Un catalogo storiografico, corredato di immagini e illustrazioni d’epoca, per raccontare l’appassionante cammino di questo strumento, “bacchetta magica” per tanti bambini, e “fedele compagna” per artisti e creativi di ogni generazione.
Curato da Giovanni Renzi, il libro – dal titolo Matite. Storia e pubblicità (nell’immagine in apertura un dettaglio della copertina) – si sofferma in particolare sull’evoluzione delle matite in Italia, a partire dai primi (fallimentari) tentativi di imitazione dei prodotti stranieri nella seconda metà dell’Ottocento, sino alla nascita delle prime grandi aziende nazionali – come la Pangrazzi, la Presbitero e la Fila – negli anni Venti del Novecento.
Anche grazie a loro, e grazie a campagne pubblicitarie di successo ideate da artisti di spicco come Fortunato Depero, Enrico Sacchetti e Roberto Aloy, la matita si afferma presto come vessillo contro l’analfabetismo, evolvendosi nel corso dei decenni a seconda degli utilizzi, degli umori e delle mode del tempo.