Valerio Binasco si confronta con l'Arlecchino di Carlo Goldoni al Teatro Argentina di Roma. Una rivisitazione che attualizza e dona nuovo vigore a una delle opere più amate e celebrate della nostra tradizione.
“A chi mi chiede: ‘come mai ancora Arlecchino?’ rispondo che i classici sono carichi di una forza inesauribile, e l’antico teatro è ancora il teatro della festa e della favola”. Si riassume in queste poche ed esaustive parole il senso del nuovo spettacolo di Valerio Binasco, in arrivo al Teatro Argentina di Roma.
A essere rappresentato sul palcoscenico capitolino – dall’11 al 23 febbraio – sarà infatti uno dei titoli più amati del repertorio teatrale italiano: Arlecchino servitore di due padroni, rivisitato in chiave moderna grazie a un cast di attori “guidati” da Natalino Balasso, scelto per vestire i panni della famosa maschera della tradizione bergamasca.
Scritta da Carlo Goldoni nel 1745, la commedia ruota intorno alle burla del servo Truffaldino, artefice di un canovaccio fatto di inganni, bugie ed equivoci, messi a punto a scapito dei due padroni.
Attraverso uno stile immediato e coinvolgente, l’opera di Binasco – cinque volte premio Ubu – rilegge e “frantuma” il canovaccio goldoniano, abbandonando costumi e giochi circensi tipici della Commedia dell’Arte a vantaggio di un linguaggio che mira prima di tutto ai sentimenti. Il risultato è un viaggio giocoso nel tempo, alle origini del teatro italiano e della sua grande tradizione comica.