Teorizzatore di un'architettura flessibile, mobile, basata sul diretto coinvolgimento e sulla partecipazione delle persone, l’architetto e artista franco-ungherese Yona Friedman è scomparso a Parigi. A giugno avrebbe compiuto 97 anni.
Con la scomparsa di Yona Friedman, avvenuta a Parigi, il mondo dell’architettura perde un protagonista acuto, brillante e visionario, artefice di un percorso personalissimo, impossibile da racchiudere in un’unica definizione. Scomparso all’età di 96 anni, come annunciato sul suo account Instagram, l’architetto e teorico franco-ungherese si era trasferito dall’Ungheria ‒ era nato a Budapest, nel 1923 ‒ in Israele dopo la formazione; in seguito, la capitale francese divenne la sua città adottiva.
Emerso nella scena internazionale tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta del secolo scorso, si fece conoscere grazie a progetti potenti e innovativi come la “Ville Spatiale” o Città Spaziale — un’enorme sovrastruttura che consentiva alle persone di costruire i propri habitat, risalente al 1958 — e, soprattutto, con il Manifesto dell’architettura mobile. Conosciuto per le sue posizioni radicali in merito alla società contemporanea, Yona Friedman ha operato in diversi ambiti, distinguendosi anche nel settore artistico. Tra i suoi lavori più recenti, si ricordano la sua prima opera pubblica negli Stati Uniti: Space-Chain Phantasy, a Miami, realizzata meno di un anno fa. Nell’estate del 2016, inoltre, era stato invitato a concepire un intervento temporaneo a Londra, parallelamente al Serpentine Pavilion.
Numerose le sue partecipazioni a eventi di rilievo globale, come la Biennale di Venezia; altrettanto nutrito il numero di installazioni, mostre (come quella attualmente in corso alla galleria Francesca Minini di Milano) e interventi commissionati da prestigiose istituzioni culturali. Docente in vari atenei americani, tra cui MIT e Harvard, è stato autore di saggi e manuali; in questi ultimi, in particolare, ha trasferito le sue modalità di insegnamento, ricorrendo a espedienti comunicativi di immediata comprensione. Disegnatore talentuoso, nel 1974 scrisse Utopie Realizzabili, considerato dalla critica uno dei suoi testi più rappresentativi.
[Immagine in apertura: Yona Friedman. Sculpting the void. Installation view at Francesca Minini, Milano 2020. Courtesy Yona Friedman, Fonds de Dotation Denise et Yona Friedman, Jean-Baptiste Decavèle, Francesca Minini. Photo credit Alessandro Zambianchi]