Lo scultore Bruno Melappioni è in mostra negli spazi di dMake, nella Capitale. Un progetto che riunisce le opere più recenti dell'artista: figure bidimensionali realizzate attraverso un sapiente uso del ferro.
Le espressioni del disegno sono infinite e trascendono i limiti della carta. A spingere ancora più lontano i confini di questa tecnica è Bruno Melappioni, lo scultore romano (classe 1950) che ha basato la sua intera ricerca sulla creazione di opere d’arte a metà strada tra la scultura tout court e lo schizzo a matita.
A indagare la sua produzione più recente è oggi la mostra Sacro e Profano, in corso fino al 6 marzo presso dMake – lo spazio “ibrido” romano, punto d’incontro fra architettura e design.
Realizzate mediante la lavorazione del ferro, le opere esposte si presentano come costruzioni essenziali, costruite attraverso filamenti di metallo che si intrecciano nell’aria, dando vita a figure bidimensionali “scolpite” nel vuoto. A essere rappresentati sono busti di apostoli e Arcani Maggiori. Riminiscenze bibliche ed esoterismo, dunque, si incontrano, accogliendo il visitatore in un mondo sospeso e ricco di allegorie.