Valerio Bispuri è stato il primo fotografo a entrare nelle più importanti carceri italiane, con l'obiettivo di documentarne lo stato. Il risultato di questa esperienza – artistica e umana – diventa oggi un libro che indaga il valore della libertà e ciò che nasce dalla sua perdita.
Che sapore ha la libertà? Se lo chiede Valerio Bispuri, e con lui i protagonisti del suo nuovo libro, edito da Contrasto. Primo fotografo ad aver ottenuto, da parte del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, l’autorizzazione a visitare alcuni dei più importanti penitenziari del nostro Paese, l’artista raccoglie oggi la sua esperienza a contatto con i detenuti all’interno di un nuovo volume.
A comporre Prigionieri – questo il titolo del libro – una serie di immagini in bianco e nero scattate da Bispuri durante le sue visite all’interno di Rebibbia, Poggioreale, Regina Coeli e altri istituti penitenziari della penisola. Il risultato è un’indagine fotografica – ma forse prima di tutto antropologica – sullo stato emotivo e psicologico di chi è privo di libertà. Uomini e donne che hanno voltato le spalle alla vita, o che l’hanno sfidata e ora ne pagano il prezzo.
“In questi tre anni ho avuto l’opportunità di conoscere da dentro il mondo delle carceri italiane”, dice l’artista. “L’idea che ne ho ricavato è di una solitudine sconfinata: i detenuti sono permanentemente a contatto tra di loro, eppure sono sempre lì, soli, in qualsiasi momento della giornata”. A chiudere il volume un’immagine che riassume bene il senso dell’intero progetto: un detenuto dalla stazza massiccia che palleggia da solo in cortile, come un bambino, durante l’ora d’aria.
[Immagine in apertura: Regina Coeli, Roma, 2016 © Valerio Bispuri]