Dal mondo del design, della tecnologia e della ricerca arrivano esempi di sperimentazioni e di progetti che intendono fornire soluzioni alla carenza globale di dispositivi di protezione individuale e delle strumentazioni mediche attualmente più richieste.
La necessità di assicurare, al personale medico e non solo, i dispositivi di protezione individuale è diventata più urgente e pressante per effetto della progressiva diffusione della pandemia da COVID-19. Accanto alle iniziative di raccolta fondi promosse per sostenere economicamente le strutture sanitarie impegnate in prima linea nella gestione dell’emergenza — tra le più recenti COme VIte Distanti, che riunisce alcuni fumettisti italiani in un progetto editoriale collettivo a sostegno dell’Ospedale Spallanzani —, si registra un significativo incremento dei progetti che intendono fornire risposte efficaci e rapide alle necessità attualmente più stringenti.
Un esempio è il prototipo, attualmente in fase di realizzazione a Milano, di CURA – Connected Units for Respiratory Ailments, che prevede la riconversione di contaneir in unità di terapia intensiva, da allestire anche nei pressi delle strutture ospedaliere o laddove necessario. Dalla Spagna, tra i Paesi europei più colpiti dall’epidemia, arriva la notizia della “riconversione” da parte di Nagami Design delle proprie stampanti 3D: anziché essere impiegate nella produzione di mobili, attualmente sospesa, vengono infatti utilizzate esclusivamente per la realizzazione di mascherine protettive.
Sebbene gli sforzi siano al momento concentrati nell’assicurare DPI all’Ospedale Provinciale di Ávila, la città in cui ha sede lo stabilimento, l’iniziativa potrebbe estendersi anche altrove e, senza dubbio, tiene accesi i riflettori sulle potenzialità legate alla stampa 3D. Come hanno opportunamente sottolineato i fondatori di Nagami Design, può essere infatti considerata “lo strumento ideale per la produzione locale, riducendo al minimo la catena di produzione“.
Analizzando la cronaca di queste settimane, tra divagazioni artistiche e libere reinterpretazioni dell’uso delle mascherine, si assiste a un progressivo “cambio di passo” da parte dell’intero settore produttivo: molte le realtà aziendali che scelgono di dare il proprio contributo per arginare la carenza di equipaggiamenti e macchinari, ad esempio ripensando le proprie linee di produzione, e interessanti anche i progetti messi a punto – in tempi record – da maker, designer e ricercatori. Un esempio? Un team di 300 specialisti ha sviluppato, nell’arco di una settimana e in modalità open source, un prototipo di ventilatore che prevede componenti stampate in 3D e materiali low-cost; attualmente è in attesa di convalida da parte delle autorità irlandesi. Storie, testimonianze ed esperienze che documentano come in tutto il mondo si stia cercando di rispondere a questa “sfida” senza precedenti.
[Immagine in apertura: © Nagami Design]