A Londra la Tate Modern dedica all’artista statunitense la prima grande mostra in circa 20 anni. Le oltre 100 opere incluse nel percorso espositivo contribuiranno a delineare il profilo dell'artista con modalità nuove, facendo anche leva su studi recenti.
Anticipata dalle immagini del menù Flavours from “The Factory”, curato dallo chef Jon Atashroo, la retrospettiva Andy Warhol sta per entrare nel vivo. A partire dal 12 marzo, la Tate Modern getterà nuova luce sul padre della Pop Art grazie alla più grande mostra a lui dedicata dall’istituzione inglese negli ultimi due decenni.
Il racconto della vicenda biografica dell’artista originario di Pittsburgh, in Pennsylvania, diviene funzionale alla ricostruzione del suo stesso profilo. Il suo rapporto con la sfera religiosa e con il sesso, oltre alla sua capacità di lettura, interpretazione e rielaborazione del proprio tempo sono tra gli aspetti presi in esame nel percorso espositivo, scandito da oltre 100 opere.
A essere descritta è l’intera parabola artistica di Warhol, figura unica nel panorama culturale del XX secolo, capace di anticipare temi e tendenze della società contemporanea e di influenzare le generazioni che lo hanno seguito. Sebbene le sue opere direttamente riferibili allo stile di vita e alla cultura americana, tra cui le raffigurazioni delle bottiglie di Coca-Cola o i ritratti di Marilyn Monroe, vengano considerate iconiche e siano associate con immediatezza alla sua produzione, la mostra londinese intende soffermarsi anche su questioni ugualmente ricorrenti, ma ancora meno note al grande pubblico.
Temi come l’identità o il desiderio sono dunque presi in esame in questa occasione, che celebra lo slancio innovativo dell’artista, evidenziandone l’attitudine a cogliere il potenziale dei nuovi media e l’inclinazione a ibridare linguaggi e tecniche. Proprio in questo senso si colloca la scelta, compiuta dai curatori, di mostrare, ricreandolo, l’ambiente multimediale psichedelico di Exploding Plastic Inevitable 1966, originariamente prodotto per gli spettacoli dei Velvet Underground. Da segnalare anche l’esposizione, per la prima volta nel Regno Unito, della commovente Sixty Last Suppers 1986, evocativa della drammatica scomparsa di Warhol e della complessità della scena artistica newyorkese negli anni Ottanta.
[Immagine in apertura: Andy Warhol (1928 – 1987), Self Portrait 1986 Tate © 2020 The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts, Inc. / Licensed by DACS, London]