La casa editrice britannica CentreCentre dedica un intero volume alle schede perforate, i vecchi supporti di registrazione in cui i dati venivano registrati tramite perforazioni in codice. Una raccolta affascinante di immagini, per veri amanti dell'informatica e del vintage.
Ci sono oggetti del passato che continuano a esercitare un grande fascino sul nostro immaginario, imponendosi come frammenti di un mondo che ormai sembra distante. Tra questi ci sono le schede perforate: supporti di immagazzinamento dei dati realizzati tramite “bigliettoni” di cartoncino leggero.
Usate per quasi un secolo, dalla fine dell’Ottocento agli anni Settanta del Novecento, queste “antenate” dei moderni computer vengono oggi raccolte all’interno di un nuovo, curioso volume – dal titolo Print Punch. Artefacts From The Punch Card Era: un archivio di immagini a colori che ripercorre la storia, l’utilità (e nondimeno l’estetica) di queste “memorie dati” ormai divenute obsolete.
Curato da CentreCentre – la piccola casa editrice britannica sempre molto attenta a materiali d’epoca ed “ephimera” del passato – il libro presenta circa duecento immagini di schede perforate, accompagnate da fotografie di archivi (luoghi fisici in cui per la prima volta informatica e mondo umano venivano a contatto). Completano la lunga (e romantica) sessione visuale i testi critici di Steven E. Jones, docente e ricercatore di informatica umanistica e dell’esperta di information design Sandra Rendgen.
[Immagine in apertura: Courtesy CentreCentre]