La possibile presenza degli Etruschi in Campania, e in particolare a Pompei, è stata a lungo rifiutata dagli studiosi. Anche per questo, la riscoperta della Campania etrusca è attualmente considerata come un'avvincente ricerca archeologica. La mostra in apertura al MANN prova a fare il punto sul tema, con ben 600 reperti esposti e prestiti dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, a Roma.
A pochi giorni dalla riapertura al pubblico dopo la quarantena, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli riprende la programmazione espositiva. La prima mostra al via in questa “nuova fase” è Gli Etruschi e il MANN, un progetto interamente dedicato all’affascinante civiltà la cui epopea si svolse non solo nel Centro Italia. Prendendo in esame circa sei secoli di storia – dal X al IV sec. a. C. –, questo inedito percorso espositivo fa infatti luce su un particolare aspetto della popolazione etrusca: la loro presenza in Campania.
Si tratta di un passaggio storico rifiutato dagli studiosi fino alla fine dell’Ottocento, sebbene confermato da varie fonti letterarie che collocano gli Etruschi persino a Pompei. Tuttavia, proprio il patrimonio del MANN, esaminato dal direttore Paolo Giulierini che ha curato la mostra con Valentino Nizzo, consente di allargare e approfondire la trattazione verso nuovi fronti di ricerca. Robusto il corpus di reperti esposti: seicento opere in tutto, di cui almeno duecento, studiate e restaurate, sono visibili per la prima volta in questa occasione.
Due i capitoli fondamentali della mostra: Gli Etruschi in Campania e Gli Etruschi al MANN. L’incipit è affidato all’analisi della documentazione che attesta la presenza degli Etruschi nella regione, dagli albori del I millennio a.C. fino al declino, avvenuto in conseguenza delle sconfitte subite dalle flotte etrusche nelle acque di Cuma tra VI e V secolo a.C. L’attenzione si sposta quindi sulle figure che hanno contribuito
alla riscoperta del passato etrusco della Campania; in questa sezione vengono esposti materiali etrusco-italici, generalmente provenienti da aree esterne alla Campania, acquisiti negli anni dal Museo di Napoli sul mercato collezionistico.
Visitabile fino al 31 maggio 2021 e affiancata da una serie di pubblicazioni di rilievo scientifico, la mostra è arricchita da prestiti concessi dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, a Roma. Emerge, in particolare, l’intero corredo della Tomba Bernardini da Palestrina (675-650 a.C.), nella quale le tendenze di matrice orientale, esplicito riflesso degli scambi tra civiltà lungo le rotte del Mediterraneo, raggiunsero piena evidenza stilistica.
[Immagine in apertura: Lekythos. Ceramica a figure nere. Inizio del V sec. a.C. Napoli, Museo Archeologico Nazionale © Ministero per i Beni e le attività Culturali e per il Turismo Museo Archeologico Nazionale, Napoli]