Concerti ad alta quota, nuovi percorsi che coniugano la bellezza della natura con il fascino dell'arte contemporanea, rassegne che celebrano e indagano la dimensione alpina e i suoi esploratori: cinque proposte per vivere la montagna con nuove modalità, in Italia e all'estero.
Aria fresca, sentieri da percorrere in solitaria, foreste incontaminate, panorami emozionanti che cambiano passo dopo passo: la montagna non è solo una tra le destinazioni più desiderate in questa estate post-lockdown. Per molti artisti, autori e musicisti è una fonte di ispirazione, un luogo dello spirito, una meta d’elezione adatta alla ricerca e alla creazione, nella quale rifugiarsi per prendere le distanze dalla frenesia quotidiana. Agli amanti delle vette e dell’arte si rivolgono le cinque proposte che seguono: unite ai parchi artistici all’aria aperta possono fornire lo spunto per vivere un’esperienza in grado di coniugare la passione per la montagna con l’interesse per i linguaggi visivi, per la musica dal vivo e per il cinema.
Visitabile fino all’8 dicembre 2020, nella cornice di Palazzo Sarcinelli a Conegliano (TV), la mostra Il racconto della Montagna nella pittura tra Ottocento e Novecento documenta il fascino esercitato dalle Dolomiti a cavallo tra Ottocento e Novecento. Un interesse, sia naturalistico sia turistico, attestato dalle tele paesaggistiche di artisti tra cui Ciardi, Compton, Flumiani, Pellis, Salviati e Sartorelli, ma anche dalla pubblicistica, dalla cartografia, da libri e manifesti. Tra i focus della rassegna, che consente ai visitatori di riscoprire la figura del critico d’arte, scrittore e saggista trevigiano Giuseppe Mazzotti (1907-1981), emerge quello sulle prime alpiniste donne, a partire dalla
trevigiana Irene Pigatti.
Debutta il 25 luglio, con una doppia passeggiata inaugurale, la prima edizione della rassegna artistica Sentieri d’arte di Cortina d’Ampezzo (BL). Per il lancio della kermesse, che si avvale della curatela di Fulvio Chimento e Carlotta Minarelli, è stato promosso il progetto Arcipelago fossile, concepito come una “sfida espositiva”. L’idea, infatti, è allestire una mostra d’arte pubblica, destinata a divenire permanente, lungo il sentiero Gores de Federa, immerso in un bosco e attraversato da un fiume: un modo nuovo, dunque, per porre in relazione arte e natura, nel quale le opere acquisiscono l’accezione di “ritrovamenti” accidentali. Alessandro Ferri (Dado), Federico Tosi e T-yong Chung sono i tre artisti che hanno realizzato le prime opere di questo itinerario, dedicandosi rispettivamente alla componente vegetale del contesto, al suo aspetto fossile e al contatto con la sfera umana.
Sono ventisei le pellicole in concorso nella XXIII edizione del Cervino CineMountain, in programma dal 1° al 6 agosto a Breuil-Cervinia e Valtournenche, in Valle d’Aosta. In calendario ben diciotto anteprime, tra cui sedici italiane e due mondiali, per quello che viene considerato come il “festival del cinema di montagna più alto d’Europa“. Associato a due riconoscimenti – il Grand Prix des Festivals – Conseil de la Vallée e il Concorso Internazionale –, l’appuntamento combina il palinsesto delle proiezioni cinematografiche, unificate dal comune denominatore dell’indagine delle “terre alte” del mondo, a una rosa di iniziative collaterali: dalle matinées letterarie, con le presentazioni delle ultime novità, alle serate con ospiti del mondo dell’alpinismo e della cultura.
C’è spazio anche per la musica cantata nelle lingue proprie delle piccole comunità d’Italia e d’Europa nel palinsesto della sesta edizione di Val di Fassa Panorama Music, la rassegna musicale che fino al 27 agosto sceglie come “teatro naturale”i più emozionanti scorci panoramici d’alta quota della Val di Fassa. I dodici concerti previsti, tutti gratuiti, si svolgeranno in contesti naturalistici d’eccezione, raggiungibili con gli impianti di risalita o a piedi, in modo tale da affiancare all’ascolto anche l’attività fisica all’aperto. A passarsi il testimone tra le cime alpine saranno esponenti di diversi generi musicali: dal jazz alla black music, dal country fino alle sperimentazioni geo-musicali, passando per le lingue minoritarie.
Dall’Italia si passa al Belgio, restando sempre in vetta. A Giant Sculpture, il recente intervento scultoreo della coppia di architetti e artisti Gijs Van Vaerenbergh, è stato installato in forma permanente nella riserva naturale Hoge Mouw, vicino a Kasterlee, nelle Fiandre. A questo variegato paesaggio, nel quale i boschi di conifere cedono il passo a brughiere, paludi, dune sabbiose e corsi d’acqua, sono legate antiche narrazioni anche a carattere mistico. Il grande volto sfaccettato adagiato sul terreno dal duo, del peso di circa 2 tonnellate, è stato realizzato saldando insieme 2115 triangoli metallici dello spessore di 6 millimetri. Nonostante le sue dimensioni, la monumentale opera che evoca la statuaria greca non si rivela subito: al visitatore l’onore di scoprirla, a poco a poco, scorgendola tra i rami degli alberi dalla foresta. Quasi come fosse un frammento, seppur di dimensioni gigantesche, di un misterioso scavo archeologico immerso nel verde e nella quiete.
[Immagine in apertura: A Giant Sculpture by Gijs Van Vaerenbergh. Photo © Matthijs van der Burgt]