Presto a Venezia la mostra che ripercorre la storia della Biennale

15 Luglio 2020

Padiglione Centrale Giardini_Photo by Francesco Galli_Courtesy of La Biennale di Venezia

Racconterà e celebrerà i momenti nodali di 125 anni di attività della Biennale di Venezia la mostra Le muse inquiete. La Biennale di fronte alla storia, in apertura il prossimo 29 agosto al Padiglione Centrale nei Giardini della Biennale, a Venezia. La rassegna, la cui inaugurazione precederà di qualche giorno la 77. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, rappresenta un unicum nella storia dell’istituzione lagunare. Si tratta infatti del primo progetto espositivo unitario nel quale convergeranno le sei discipline che costituiscono le aree di ricerca principali della Biennale stessa: arti visive, cinema, musica, teatro, architettura e danza.

Curata dai direttori in carica dei sei settori – Cecilia Alemani, Alberto Barbera, Ivan Fedele, Marie Chouinard, Antonio Latella e Hashim Sarkis –, la mostra proporrà un inedito dialogo fra eventi ed episodi della storia della Biennale e del Novecento, puntando sull’approccio transdisciplinare e sull’allestimento progettato dallo studio italiano Formafantasma, già artefice dell’exhibit design dell’esposizione Caravaggio-Bernini. Baroque in Rome, al Rijksmuseum di Amsterdam. “Già quando speravamo di poter aprire la Mostra di Architettura a fine agosto avevamo deciso di realizzare una Mostra con materiali audiovisivi, fotografici, installazioni e documenti“, ha precisato nella sua introduzione il presidente Roberto Cicutto, indicando nel progetto un “segnale di ripartenza di un’attività che mette in dialogo le sei arti della Biennale in un laboratorio permanente sotto l’egida dell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee – ASAC, guidato da Debora Rossi“.

IN MOSTRA 125 ANNI DI STORIA E ARTE

In programma fino all’8 dicembre 2020 e ritmata da documenti storici, materiali d’archivio, filmati rari, opere e percorsi di ricerca, Le muse inquiete si snoderà lungo un percorso espositivo articolato in sei “stanze”. In ciascuno spazio saranno evocati i passaggi salienti della storia della Biennale e gli intrecci con le fasi di trasformazione, le crisi sociali e gli stravolgimenti che hanno contraddistinto il Secolo Breve. L’obiettivo è mostrare il ruolo di “sismografo culturale e sociale” svolto dalla Biennale fin dalla sua nascita.

Un obiettivo che sarà perseguito a partire dalla sala Anni del Fascismo 1928-1945, cui seguiranno quelle dedicate a La guerra fredda – i nuovi ordini mondiali 1948-1964 e a Il 68, con i focus sulle contestazioni e sul rapporto tra danza e corpo. L’attenzione si sposterà quindi sulle novità introdotte da Le Biennali di Carlo Ripa di Meana 1974-78, contraddistinte dall’introduzione di grandi esperti in qualità di curatori delle diverse sezioni: Vittorio Gregotti, Luca Ronconi, Germano Celant e Harald Szeemann. Procedendo lungo la linea del tempo, sarà la volta della sezione Il Postmoderno e la prima Biennale di Architettura, in cui verrà ricordata anche l’esperienza della Strada Novissima all’Arsenale di Paolo Portoghesi. La conclusione è affidata ad Anni 90 e inizio globalizzazione, in cui saranno ricordati, tra gli altri eventi, la nascita del settore Danza con Carolyn Carlson e la partecipazione di Marina Abramović alla Biennale del 1997 di Germano Celant.

[Immagine in apertura: Venezia, Padiglione Centrale Giardini. Photo by Francesco Galli. Courtesy of La Biennale di Venezia]