La presunta riscoperta del “capolavoro perduto” di Frida Kahlo

9 Luglio 2020

Frida Kahlo

La curiosità verso la produzione artistica e la figura di Frida Kahlo ha assunto dimensioni senza precedenti, a tal punto che per identificare tale “fenomeno” alcune fonti ricorrono al neologismo “Fridamania”. Sebbene numerosi episodi della sua vicenda biografica siano divenuti di dominio pubblico, ad alimentare il dibattito presso gli esperti d’arte sono le sue opere e, in queste settimane, il discusso dipinto a olio La Mesa Herida (The Wounded Table).

Esposto per la prima volta nel 1940, risulta ufficialmente scomparso nel 1955, anno in cui venne presentato nell’ambito di una mostra a Varsavia. All’epoca Kahlo era già deceduta – la sua morte è avvenuta nel 1954, a soli 47 anni – e le ricerche che seguirono non diedero esito positivo, finendo così per rendere la sorte del quadro un mistero ancora insoluto. A riaccendere l’interesse verso questo lavoro, uno dei due eseguito dalla pittrice su larga scala, è ora il commerciante d’arte spagnolo Cristian López Márquez. Il mese scorso ha annunciato non solo di aver riscoperto il “capolavoro perduto”, indicando come sua attuale collocazione un magazzino di Londra, ma anche di rappresentare l’attuale proprietario, che sarebbe interessato a venderla per circa 40 milioni di euro. Ma si tratta davvero dell’originale?

UN GIALLO ARTISTICO ANCORA IRRISOLTO

Come prevedibile, la notizia non ha lasciato indifferenti gli esperti del settore, suscitando reazioni contrastanti. In particolare, gli studiosi intervistati dall’Associated Press hanno rilevato differenze tra il dipinto che López afferma sia di Kahlo e le fotografie scattate dell’originale, puntando l’attenzione su discrepanze e imprecisioni sia di carattere visivo, sia in relazione ai materiali utilizzati. Ad esempio, La Mesa Herida è stato dipinto su legno, mentre quest’opera sarebbe stata realizzata su tela.

Mentre si attendono ulteriori prove ed evidenze, il dibattito attorno a La Mesa Herida incoraggia a riflettere su due temi. Da una parte rappresenta l’occasione per approfondire la tormentata storia del dipinto in cui Kahlo racchiuse tutto il suo dolore conseguente al divorzio dal collega pittore Diego Rivera. Dall’altra, pone interrogativi sulla “incontrollabile frenesia” che si registra attorno all’artista: si stima che nel corso della sua carriera abbia realizzato circa 200 opere, eppure l’interesse verso di lei sta stimolando un processo che rende sempre più complicato distinguere realtà storica, mito e finzione.