Le origini dell’hip hop raccontate in un fumetto

20 Luglio 2020

Ghetto Brothers Una leggenda del Bronx Julian Voloj Claudia Ahlering ADD Editore, dettaglio della copertina

Siamo a New York, alla fine degli anni Sessanta. È qui, in una città che cambia volto freneticamente e in cui le metamorfosi urbanistiche indicano nuove divisioni e classificazioni della società, che ha luogo la storia di Benjamin “Yellow Benjy” Melendez. Figlio di immigrati portoricani, il ragazzo è parte di una delle famigerate gang del Bronx: gruppi di ragazzi senza speranza relegati in periferia e costretti a trovare nella violenza e nello spaccio la loro unica ragione di vita.

Erano tempi pericolosi”, dice il protagonista di questo volume – in libreria per Add Editore (nell’immagine in apertura un dettaglio della copertina). “Uscivi di casa con la sensazione che ogni giorno potesse essere l’ultimo”. Una situazione che si aggrava ulteriormente nel dicembre del 1971, quando, con l’uccisione di Black Benjie, le bande capiscono di aver passato il limite e di essere di fronte a un bivio: continuare i conflitti in eterno o fare diventare la periferia un posto migliore? Rimanere divisi o unire le proprie forze?

LA STORIA DI GHETTO BROTHER

Comincia da qui la storia di Ghetto Brother, un fumetto indispensabile per chi ama ogni genere di sottocultura. È proprio a partire dal “cessate il fuoco” scaturito da quell’omicidio, infatti, che le gang inizieranno a esprimere la loro rivalità non più a colpi di arma da fuoco ma di percussioni pesanti. I ragazzi si incontrano nei “block party”, si sfidano con mixer e doppi giradischi segnando la nascita di un fenomeno che, qualche decennio dopo, sarebbe diventato la rivoluzione culturale più importante dell’ultimo mezzo secolo: l’hip hop.

Nomi come Dj Kool Herc, Grandmaster Flash e Afrika Bambaataa fanno il loro ingresso sulla scena, lasciando occupare alla musica quello che fino a qualche tempo prima era stato territorio della violenza. A raccontare questa straordinaria storia americana sono le parole graffianti e i disegni netti di Julian Voloj e Claudia Ahlering, accompagnati dalla prefazione di Lorenzo “Jovanotti” Cherubini.