Una spirale che emerge dal verde: è il nuovo museo progettato dallo studio BIG

5 Luglio 2020

1 Musee_Atelier_Le_Brassus_2020_16_Iwan-Baan_JPEG

Aperto al pubblico dallo scorso 25 giugno, il nuovo Musée Atelier Audemars Piguet “è concepito come un ossimoro. Sorprendente ma sottile. Contemporaneo ma senza tempo. Funzionale ma scultoreo. Galleggiante ma radicato. Presenza locale con una risonanza globale“. Sono queste le parole scelte dallo studio di architettura danese BIG – Bjarke Ingels Group per presentare lo scultoreo edificio ultimato a Le Brassus, il comune svizzero nel Canton Vaud, in cui dal 1875 è attiva una delle più note imprese produttrici di orologi da polso di lusso dell’intero Paese.

Vincitore nel 2014 del concorso di architettura indetto dall’azienda elvetica per l’ampliamento della sede storica, il team dello studio fondato da Bjarke Ingels si è imposto sui candidati in lizza con l’idea di una struttura sinuosa, in grado di integrarsi con il paesaggio circostante. Il risultato è un padiglione a spirale che si solleva da terra, tramite vetrate strutturali curve, per affiancare l’edificio esistente, sede del primo atelier del brand e dunque tassello essenziale della sua identità storica.

UN PADIGLIONE A SPIRALE IN VETRO

Il museo “nasce da un sogno“, ha sottolineato il direttore Sebastien Vivas. L’obiettivo, infatti, era dare corpo a una struttura “vivente in grado di trasmettere la passione, l’energia, il talento e la creatività delle donne e degli uomini” del brand svizzero. Un proposito che lo studio danese e i partner locali di CCHE hanno tradotto in un edificio che ha rappresentato una sfida dal punto di vista ingegneristico e costruttivo: sia a causa delle curvature delle pareti perimetrali, sia per il tetto verde, che contribuisce al controllo della temperatura negli spazi espositivi curati dall’Atelier Brückner.

All’interno, attraverso un percorso leggermente inclinato, che asseconda le pendenze del sito di intervento, i visitatori scoprono la collezione museale, gli archivi e i laboratori manifatturieri. Nello stesso tempo, sono posti nella condizione di non perdere di vista il contesto locale: una soluzione che intende sottolineare il legame indissolubile tra l’azienda e il territorio. “L’orologeria come l’architettura è l’arte e la scienza di permeare metalli e minerali di energia, movimento, intelligenza e misura per portarli alla vita sotto forma di racconti temporali“, ha osservato l’architetto Bjarke Ingels, incoraggiando un accostamento tra i sofisticati meccanismi che regolano i prodotti dell’azienda e le dinamiche proprie della disciplina architettonica.

[Immagine in apertura: BIG – APM Musee Atelier Audemars Piguet. Image by Iwan Baan]