Critico di teatro e saggista, Attilio Scarpellini porta in libreria un nuovo volume dedicato al rapporto tra immagini e tempo. Una raccolta di saggi che analizzano la pulsione dell'uomo a “catturare” lo scorrere della vita, racchiudendola nei confini dell'opera d'arte.
La questione del tempo è uno dei topoi prediletti dagli artisti. Sono tantissimi, infatti, gli scultori e i pittori che, ancor prima dell’avvento della fotografia – tecnica in grado di rendere l’istante immortale per definizione –, si sono confrontati con la quarta dimensione, sfidando lo scorrere delle lancette attraverso la potenza estatica delle loro immagini. Basta pensare alla Pietà di Michelangelo o a Il balcone di Édouard Manet: opere diversissime tra loro ma che, similmente, nascondono una riflessione sulle tensioni fra continuità e istantaneità, fra sospensione eterna e decadimento della vita.
Ad approfondire in maniera rigorosa la questione è oggi Attilio Scarpellini, autore di una recente pubblicazione targata Mimesis Edizioni. Stiamo parlando de Il tempo sospeso delle immagini, una raccolta di saggi mirati all’analisi e al commento di quadri, video, fotografie e pièce teatrali dedicati all’irrisolvibile rapporto tra arte, trascendenza e temporalità.
Anticipati dalla prefazione di Antonella Anedda, i testi analizzano l’istinto primordiale dell’uomo a trattenere, all’interno dell’opera visuale, la presenza reale dei corpi dal loro svanire. Tanti gli esempi offerti al lettore, fra passato e presente: dagli straordinari video di Bill Viola – in cui gli eventi vengono rallentati, dilatati, ripetuti fino all’estremo – alla pittura “sospesa” di Jacopo da Pontormo. Un compendio breve, efficace, e in grado di sollevare non pochi quesiti sul rapporto con il kronos in una società iper-connessa e velocizzata come la nostra.
[Immagine in apertura: un dettaglio della copertina]