Nonostante la pandemia e lo slittamento al 2021 della Biennale di Architettura, l'istituzione lagunare non demorde e inaugura, nel Padiglione Centrale dei Giardini, la mostra che ripercorre la sua storia.
Annunciata e attesa, dopo lo slittamento al 2021 della Biennale di Architettura a causa dell’emergenza sanitaria globale, oggi, 29 agosto, ha aperto i battenti Le Muse inquiete. La Biennale di Venezia di fronte alla storia, la mostra allestita fino all’8 dicembre nel Padiglione Centrale dei Giardini e curata eccezionalmente dai direttori in carica dei sei settori che la compongono ‒ Arte, Architettura, Cinema, Teatro, Musica e Danza.
Un itinerario, costruito a distanza dai curatori durante i mesi del lockdown, attraverso gli snodi chiave della storia della Biennale: dalla fondazione nel 1893, seguita dalla Prima Esposizione Internazionale d’Arte due anni più tardi e dunque dall’avvio ufficiale delle attività, alle vicissitudini dell’epoca tra le due Guerre Mondiali, dai tumulti del ’68 ‒ che hanno segnato tanto la Biennale Arte quanto la mostra cinematografica dello stesso anno, all’interdisciplinarietà degli anni Settanta, dalla postmodernità alla globalizzazione.
Preziosi materiali di repertorio, custoditi per la maggior parte dall’ASAC ‒ Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia, animano le dodici sale della mostra, ritmata dal display di Formafantasma, che restituisce il farsi degli eventi, condensando, ora in maniera labirintica ora con soluzioni rigorose, capitoli ed epoche.
Un omaggio alla multidisciplinarietà di un organismo da sempre multiforme come la Biennale di Venezia, che, anche stavolta, risponde a una emergenza storica senza precedenti, facendo tesoro del passato e affrontando le urgenze dell’oggi con le “armi” del dialogo e del confronto.
[Immagine in apertura: Le Muse inquiete. La Biennale di Venezia di fronte alla storia, Padiglione Centrale dei Giardini della Biennale, Venezia 2020, photo Arianna Testino]