Gino Paoli e Ragnar Kjartansson si incontrano, simbolicamente, nell'ultima performance dell'artista islandese. Si tratta di “The Sky in a Room”, il progetto site specific concepito per la Chiesa di San Carlo al Lazzaretto di Milano. L'opera – inserita nell'ambito delle iniziative della Fondazione Trussardi – è un omaggio agli italiani in difficoltà durante i mesi di pandemia.
L’attività della Fondazione Nicola Trussardi all’interno degli spazi pubblici di Milano non è cosa nuova. Basta dare uno sguardo alle iniziative passate dell’istituzione diretta da Massimiliano Gioni per accorgersi dell’ampio numero di progetti outdoor: installazioni urbane e incursioni a cielo aperto, pensate con l’intento di portare l’arte contemporanea nel cuore della città meneghina, riscoprendo e valorizzando luoghi dimenticati o insoliti.
Si inserisce in questo percorso – consacrato negli anni grazie agli interventi di Jeremy Deller e Ibrahim Mahama (solo per citarne alcuni) – anche l’ultimo progetto The Sky in a Room: la nuova opera site specific dell’artista islandese Ragnar Kjartansson, concepita per la Chiesa di San Carlo al Lazzaretto di Milano.
Immaginato come un poetico memoriale contemporaneo in ricordo dei dolorosi mesi passati in quarantena a causa dell’emergenza sanitaria, il lavoro consiste in una performance ospitata all’interno del luogo sacro fino al 25 ottobre. A partire da oggi (22 settembre), e sino alla data di chiusura, una serie di cantanti professionisti si alterneranno – uno alla volta – all’organo della chiesa, per eseguire l’arrangiamento della celebre canzone di Gino Paoli Il cielo in una stanza. Ripetuto ininterrottamente ogni giorno per sei ore, il brano suonerà come una dolce e malinconica ninna nanna: una litania toccante e dalla forte valenza simbolica, per commemorare tutti gli italiani, e in particolare i cittadini della Lombardia, che per mesi hanno passato le loro giornate chiusi in casa, immaginando “il cielo in una stanza” aspettando giorni migliori.
“’Il cielo in una stanza’ è l’unica canzone che conosco che rivela una delle caratteristiche fondamentali dell’arte: la sua capacità di trasformare lo spazio”, ha raccontato l’artista. “In un certo senso, è un’opera concettuale. Ma è anche una celebrazione del potere dell’immaginazione – infiammata dall’amore – di trasformare il mondo attorno a noi. È una poesia che racconta di come l’amore e la musica possano espandere anche lo spazio più piccolo, fino ad abbracciare il cielo e gli alberi… L’amore sa leggere ciò che è scritto sulla stella più lontana, diceva Oscar Wilde”.
Così come in altre occasioni passate nella ricerca dell’artista, l’opera di Ragnar Kjartansson si conferma una inedita combinazione tra performance, musica e tradizione teatrale. Cresciuto all’interno di un contesto artistico e musicale colto, l’artista ha basato una parte consistente della sua ricerca sullo studio del valore catartico del suono, della poesia orale e della ripetizione, dando vita a momenti di “immersione” spirituale e meditativa dal profondo valore emozionale. Un risultato che non mancherà di caratterizzare anche quest’ultimo intervento, in uno dei luoghi più caratteristici della città.
Progettata nel 1576 da Pellegrino Tibaldi su commissione del cardinale Carlo Borromeo nel 1576, la Chiesa di San Carlo al Lazzaretto è infatti un luogo la cui storia è intimamente legata alle epidemie. Un posto di cura e assistenza ai malati, abbandonato e riportato “alla luce” solo nel 2017, in seguito al restauro finanziato dalla Fondazione Rocca.
[Immagine in apertura: Ragnar Kjartansson, The Sky in a Room, 2018. Performer, organ and the song Il Cielo in una Stanza by Gino Paoli (1960). Commissioned by Artes Mundi and Amgueddfa Cymru – National Museum Wales and acquired with the support of the Derek Williams Trust and Art Fund. Courtesy of the artist, Luhring Augustine, New York and i8 Gallery, Reykjavik. Photo Hugo Glendinning]