Soggetto effimero e poetico per definizione, le nuvole sono protagoniste della nuova esposizione al George Eastman Museum di New York. Una rassegna dal taglio onirico, visibile anche in modalità virtuale.
“Vanno, vengono. Ogni tanto si fermano… Certe volte sono bianche e corrono. E prendono la forma dell’airone, o della pecora, o di qualche altra bestia. Ma questo lo vedono meglio i bambini…”. Così cantava Fabrizio De André in una celebre canzone dedicata alle nuvole. La mostra in corso presso il George Eastman Museum di New York sembra fare “eco” al brano del cantautore genovese, alzando il sipario sulle affascinanti connessioni tra la sfera celeste e la fotografia.
Aperta fino al prossimo 3 gennaio, la mostra Gathering Clouds: Photographs from the Nineteenth Century and Today si presenta come un’incantevole indagine sulle relazioni fra tecnica e poesia, riunendo oltre cento maestri dello scatto che, attraverso la loro macchina, seppero “catturare” la bellezza delle nuvole – soggetto effimero per definizione.
Visibile anche in modalità virtuale, grazie al ricco apparato multimediale offerto sul sito dell’istituzione, il progetto coinvolge autori come Alfred Stieglitz – presente con la serie Equivalents –, Anne Brigman, Eadweard Muybridge e Peter Emerson. Artisti che, attraverso i loro sguardi rivolti al cielo, contribuirono ad alimentare il dibattito tra estetica e tecnologia, declinando in immagine le suggestioni dell’invisibile.