Non solo Pompei ed Ercolano: negli storici ambienti della Reggia di Quisisana, a Castellammare di Stabia, è stato allestito il nuovo Museo Archeologico di Stabiae. Intitolato all'archeologo e preside Libero D’Orsi, è dedicato all'esposizione degli importanti reperti rinvenuti nel territorio stabiano, che subì anch'esso l'eruzione del 79 d.C.
È intitolato al preside e archeologo Libero D’Orsi ‒ ovvero l'”uomo di grande senso civico“, come lo ha definito il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo Dario Franceschini, che negli anni Cinquanta avviò il percorso di riscoperta delle Ville Stabiane ‒ il museo inaugurato poche ore fa a Castellamare di Stabia, in provincia di Napoli. Allestito negli storici ambienti della Reggia di Quisisana, il nuovo Museo archeologico di Stabiae è l’esito di un’operazione curata e promossa dal Parco Archeologico di Pompei.
La sua apertura è stata preceduta da una lunga gestazione. Come ha infatti raccontato lo stesso Franceschini, si tratta di un “progetto inseguito da decenni da studiosi e appassionati che oggi finalmente si concretizza anche grazie all’accordo di valorizzazione della Reggia di Quisisana“: ora diventa finalmente possibile fare piena luce sul passato della terza città sepolta dal Vesuvio nel 79 d.C.
Nelle quindici sale museali, il cui allestimento è stato progettato dallo studio di architettura COR arquitectos (Cremascoli, Okumura, Rodrigues) con l’architetta Flavia Chiavaroli, i visitatori avranno dunque l’opportunità di addentrarsi nella vita quotidiana del territorio stabiano, drammaticamente interrotta dal funesto evento che segnò la fine anche di Pompei ed Ercolano.
“Entrare dentro le rovine per ammirarne la bellezza” è l’obiettivo perseguito attraverso l’allestimento del nuovo museo, all’interno del quale “i corridoi della Reggia diventano gallerie che attraversano le diverse epoche“, come hanno precisato gli architetti. Proprio alla Reggia di Quisisana e alle campagne di scavi promosse in età borbonica e successivamente da Libero D’Orsi è dedicato l’incipit del percorso di visita. L’attenzione si sposta quindi sulle origini storiche di Stabiae, per poi arrivare all’epoca romana: a quella fase cruciale risalgono le numerose ville d’otium, erette nel territorio circostante, dalle quali provengono importanti reperti.
Si tratta, fra le altre, di Villa San Marco, Villa del Pastore, Villa Arianna, Villa del Petraro e di quella di Carmiano, le cui vicende vengono ricostruite nel museo con affreschi parietali, terracotte, vasellame da mensa e altre opere. Una delle sezioni, infine, propone un approfondimento tematico sul tema dell’alimentazione, con un focus sulla preparazione e consumazione del cibo, nonché sul suo ruolo sociale. Nel complesso, come ha sottolineato il Ministro, “il percorso espositivo del museo, il cui progetto scientifico è stato curato dal Parco Archeologico di Pompei, offre la visita di una collezione che non si vedeva da anni e costituisce una nuova offerta turistica importante per la Campania”.