In occasione del ritorno a Brescia della “Vittoria Alata”, Emilio Isgrò ha realizzato un'installazione murale di circa 200 metri quadrati che ridisegna la sagoma del capolavoro antico. Caratterizzata dalle inconfondibili “cancellature” dell'artista, l'opera è stata donata da quest'ultimo alla città.
Ritenuta una delle statue in bronzo di epoca romana più preziose presenti sul territorio italiano, la Vittoria Alata “torna” a Brescia dopo due anni di restauro. Simbolo della città, la scultura – scoperta nel 1826 e conservata nel Museo di Santa Giulia del capoluogo lombardo – è stata recentemente accolta con un’inedita operazione culturale: un progetto artistico firmato da Emilio Isgrò, realizzato nel segno del dialogo tra le epoche.
Si tratta di Incancellabile Vittoria, la monumentale installazione esposta in maniera permanente sulla parete nord della fermata Stazione FS della metropolitana di Brescia, nuova porta di ingresso alla città. Inaugurata lo scorso 27 ottobre, e pensata appositamente per l’occasione, l’opera è composta da 205 pannelli di fibrocemento fresati. Accostati l’uno all’altro fino a ricoprire l’intera superficie verticale, i pannelli riportano un brano tratto dall’Eneide di Virgilio, poeta classico e frequentatore del territorio bresciano. Come di consueto nella pratica di Isgrò, le parole del cantore sono tuttavia cancellate con una serie di tratti neri, dando vita a una composizione dal forte impatto estetico e in perfetta sintonia con la ricerca espressiva dell’artista siciliano.
Ma non è tutto. L’opera – grande circa 200 metri quadrati – riporta la silhouette della celebre statua. Tratteggiata di colore rosso e riconoscibile dalle ali e dalla posizione alzata delle braccia, la Vittoria Alata emerge dalla “griglia” composta dalle cancellature, creando un interessante gioco di corrispondenze tra classico e moderno, tra archeologia e figurazione contemporanea.
Curato da Marco Bazzini, l’intervento – che andrà ad arricchire il patrimonio artistico della città di Brescia – è stato così commentato dal suo autore. “Ho accolto con slancio l’invito che mi viene da una meravigliosa città risorgimentale che sento mia non meno che di tutti gli italiani e, oserei aggiungere, di tutti gli europei di buona volontà. Una città che prima ha dovuto schivare le bombe venute dal buio, e recentemente l’insidia del Coronavirus, pagando un tributo rilevante di vite e di sangue. Come già nel dopoguerra”, ha continuato Emilio Isgrò, “è su queste rovine che bisogna ricostruire, nel segno di una ‘Vittoria Alata’ che viene da lontano e va lontano. Soprattutto con una consapevolezza: che il mondo è cambiato e cambia di continuo, e a noi tocca il compito di accompagnarlo con le nostre competenze e con quella cultura che è sempre stata e rimane il fondamento di ogni sviluppo economico e sociale. Non credo che io, come artista, possa essere indifferente a un discorso del genere, e appunto per questo ho deciso di donare alla città l’opera. Come segno di speranza e di fiducia, e soprattutto come tributo d’amore di un italiano ad altri italiani che lottano perché nessuno viva più inutilmente, e ancor più inutilmente muoia”.
[Immagine in apertura: Emilio Isgrò, Incancellabile Vittoria. Stazione FS della metropolitana di Brescia. Photo Alessandra Chemollo]