Alla Palazzina di Caccia di Stupinigi è in arrivo “Super Pop”, la grande mostra per conoscere genio, creatività e innovazione di Andy Warhol. Un percorso composto da oltre settanta opere tra stampe, fotografie e ricostruzioni di ambienti dell'epoca.
“Non ho mai voluto essere un pittore. Volevo diventare un ballerino di tip-tap”. L’intera parabola creativa di Andy Warhol si inserisce nel sottile confine tra riflessione intellettuale e provocazione, fra nonsense e critica al sistema economico del suo tempo. Una formula per certi versi sfuggevole – perché espressa in maniera apparentemente fredda e impersonale – eppure coinvolgente, al punto da consegnare il suo nome alla storia come uno dei più emblematici e significativi del Novecento.
Un nuovo evento espositivo (in apertura il prossimo 24 ottobre) si prepara a tagliare il nastro presso la Palazzina di Caccia di Stupinigi, nell’area metropolitana di Torino. È qui, nella straordinaria cornice della residenza sabauda, che l’araldo della Pop Art sarà presto ospite, con una rassegna ricca di oltre settanta opere ufficiali selezionate per raccontarne il mito.
Realizzata grazie alla fruttuosa collaborazione tra Next Exhibition e ONO Arte, la mostra – dal titolo Super Pop: Andy Warhol through the lens of Fred W. McDarrah (aperta fino al 31 gennaio) – traccia la storia del genio nato a Pittsburgh, portandone alla luce la rivoluzione stilistica e nondimeno gli aspetti biografici più intimi e curiosi. Moltissimi i lavori scelti per l’occasione, tra acetati, lastre serigrafiche, litografie, stampe e fotografie – come quelle di Fred W. McDarrah, altro protagonista della rassegna.
Gli scatti del fotografo statunitense – uniti a quelli di Anton Perich – si soffermano su alcuni episodi poco conosciuti: spezzoni di vita quotidiana dell’artista, raccolti nell’arco di oltre trent’anni di amicizia e collaborazione. Circondato dalle iconiche scatole di Brillo, al telefono o dietro la macchina da presa, Warhol compare in queste immagini in tutta la sua semplicità: un uomo fatto di pulsioni e debolezze come tanti, eppure, a differenza di molti, in grado di lasciare un segno profondo sul suo tempo.
Un episodio particolare del percorso di visita è inoltre dedicato a Silver Clouds – l’installazione di palloncini color argento creata per la prima volta nel 1966 – e alla ricostruzione fedele degli ambienti della Factory. Lo studio di Warhol, vero cuore pulsante della sua ricerca e “quartier generale” per moltissimi artisti e star della New York degli anni Sessanta, è qui riproposto in maniera inedita, offrendo al pubblico la possibilità di vivere “dietro le quinte” uno degli ambienti più rappresentativi dell’arte contemporanea.
[Immagine in apertura: © Photograph by Fred W. McDarrah/MUUS Collection]