Frida Kahlo sarà presto protagonista di un nuovo progetto espositivo alla Fabbrica del Vapore di Milano. Un percorso multisensoriale scandito da proiezioni, riproduzioni degli ambienti di lavoro dell'artista e reperti della tradizione messicana.
Il caos dentro. Si presenta con questo nome, certamente evocativo, la mostra in arrivo negli spazi della Fabbrica del Vapore di Milano. Un progetto complesso, ambizioso e quantitativamente imponente, tutto incentrato sulla vita, sul mito e sull’opera di Frida Kahlo.
Curato da Antonio Arèvaldo, Alejandra Matiz, Milagros Ancheita e Maria Rosso, e anticipato come uno degli eventi più attesi della stagione meneghina, il progetto riunisce installazione, ricostruzioni coreografiche, cimeli folcloristici e proiezioni multisensoriali, con l’obiettivo di esplorare in maniera interattiva la vita e i traguardi della passionale artista di Coyoacán.
“L’opera di Frida”, racconta Arèvaldo, “affonda le proprie radici nella tradizione popolare, ma anche nelle sue esperienze di vita e nelle sofferenze patite, che riesce a esprimere con straordinario talento: il caos interiore e il travaglio esistenziale sono espressi attraverso una produzione artistica eccezionale, capace di trascendere ogni epoca e frontiera”.
Partendo da queste premesse, il percorso espositivo – visitabile dal 10 ottobre al 28 marzo – prende il via con una spettacolare installazione multimediale, fatta di immagini animate e dati biografici illustrati in maniera cronologica: un preludio alla storia della protagonista e alle tappe cruciali della sua vita tormentata, seguito dalla sezione dedicata agli ambienti di Casa Azul. Ricostruiti in maniera fedele, sono qui presentati la camera da letto, lo studio dell’artista e il giardino della dimora – edificata dal padre Guillermo e oggi meta di turisti e appassionati da tutto il mondo.
Segue l’episodio espositivo dal titolo I colori dell’anima, dedicato agli scatti in bianco e nero del fotografo colombiano Leonet Matiz Espinoza: immagini iconiche e sentimentali, per osservare in maniera esclusiva e ravvicinata l’artista appena trentenne.
“La Kahlo”, spiega Alejandra Matiz, direttrice della Fondazione Leo Matiz di Bogotà e curatrice della sezione, “era consapevole del valore artistico dell’operato di Leo Matiz e lui, a sua volta, nelle istantanee non mirava ad esaltare la Frida pittrice, bensì il suo lato intensamente femminile. Matiz la considerava una donna molto interessante, ne riconosceva l’intelligenza e una forza fuori dal comune, e questi tratti straordinari sono quelli che con maggiore enfasi sono stati evidenziati dalle inquadrature e dalla luce catturata dal fotografo”.
Ma una mostra sulla Kahlo non sarebbe tale senza un “capitolo” dedicato alla complicata relazione con il muralista Diego Rivera. A ciò rimedia il piano superiore della mostra, ricco di immagini, epistole e proiezioni che trasmetto il rapporto passionale e travagliato fra i due amanti. A testimoniare la grandezza e la complessità della figura di Rivera, inoltre, anche una serie di litografie originali e opere multimediali in omaggio ai murales più conosciuti del pittore messicano.
Interessante, e non meno esaustiva ai fini della comprensione dell’intero progetto, è inoltre la sezione espositiva dedicata ai cimeli folcloristici, agli abiti e ai reperti provenienti dalla cultura messicana, profondamente radicata nella pratica e nell’identità dell’artista. A ben vedere, Frida è il Messico: la sua immagine inquieta e ardente incarna lo spirito vitale, la tradizione ancestrale e i colori della terra sudamericana. Elementi popolari, pulsioni rivoluzionarie e poesia si fondono nella sua figura, dando vita a una miscela affascinante ed esplosiva. Una “formula” che ancora oggi incanta gli appassionati d’arte di tutto il mondo, e che questa mostra promette di raccontare.
[Immagine in apertura: Frida Kahlo, Il cervo ferito, 1946. Olio su masonite 22,4 x 30 cm Collezione privata. Riproduzione formato Modlight © Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F]