“Bitume” è il progetto site specific pensato per dare nuova vita a un enorme stabilimento dismesso del territorio ragusano: una fabbrica da anni in disuso, trasformata per l'occasione in un luogo artistico e di riflessione collettiva.
Sempre più spesso la street art è chiamata a scendere in campo, con l’obiettivo di riqualificare aree abbandonate del tessuto urbano. Ai tanti festival impegnati nella rigenerazione di luoghi periferici e dismessi del nostro territorio si aggiunge oggi una nuova iniziativa. Stiamo parlando di Bitume: industrial platforms of arts, il progetto site specific pronto a fare il suo debutto a Ragusa.
Nata nel solco di FestiWall – il festival di arte pubblica che in cinque edizioni ha arricchito il capoluogo ibleo di oltre trenta lavori fra opere murali e installazioni –, la rassegna sposta la sua attenzione dal contesto urbano a quello industriale, con uno scopo ben preciso: dare nuova forma e valore a quegli spazi apparentemente immobili del territorio ragusano, simbolo del passato produttivo della città.
Ad accogliere e a dare il via all’avventura di Bitume è il grande stabilimento per la produzione di materiale bituminoso Antonino Ancione. Dismessa da tempo, e per anni inutilizzata, la fabbrica ha aperto le sue porte ad alcuni degli esponenti più rappresentativi del panorama internazionale del muralismo contemporaneo – fra gli altri il duo italiano Sten e Lex (attualmente in mostra alla Galleria d’Arte Moderna di Roma), il calligrafista Luca Barcellona, il polacco M-City e l’italiana Martina Merlini.
Sono loro, insieme a molti altri, gli autori chiamati a interpretare la storia di questo luogo e le sue connessioni con l’ambiente circostante, dando vita a oltre trenta opere realizzate entro il perimetro della fabbrica. Creati a porte chiuse, e lontano dagli sguardi del pubblico, i lavori saranno ufficialmente visibili a partire dal prossimo 16 ottobre: è in questo giorno, infatti, che i capannoni e i container dismessi dell’industria saranno aperti a cittadini e curiosi, facendo rivivere – stavolta attraverso l’arte – l’antico “cuore” produttivo della città.
“’Bitume’ è soprattutto un’esperienza”, ha dichiarato il direttore artistico del progetto, Vincenzo Cascone. “È esplorazione, incursione in una materia che ha plasmato lo sviluppo di un’intera società, ricerca di un tassello di storia del Novecento, di un racconto individuale e collettivo, scritto dai tanti lavoratori che hanno estratto e trasformato la roccia asfaltica di contrada Tabuna. ‘Bitume’ è rilettura di ciò che è stato rimosso, in dialogo fra arte e memoria, pieno e vuoto, evidente e nascosto. Il ciclo produttivo dell’azienda Ancione fa da leva all’atto estetico, che riconfigura il sistema industriale come ambito inedito per il gesto creativo”.
[Immagine in apertura: l’opera di Guido van Helten per Bitume]