“La buona novella” di Fabrizio De André diventa un fumetto

1 Novembre 2020

Paolo Castaldi - La buona novella (Feltrinelli Comics 2020)

Musica e parole. Canzoni e disegni. Sono questi gli ingredienti de La buona novella, l’ultimo fumetto di Paolo Castaldi dedicato all’omonimo album di Fabrizio De André. Ritenuto dallo stesso cantautore genovese uno dei suoi lavori più riusciti, il disco – pubblicato nel 1970 – canta la poesia e la forza racchiuse nei Vangeli apocrifi, offrendo una chiave di lettura inedita sugli aspetti più rivoluzionari della tradizione cristiana.

Prendendo spunto da tracce come L’infanzia di Maria e Via della croce, il graphic novel racconta la vicenda di Gesù di Nazareth, sottolineandone tuttavia gli aspetti più umani e terreni. Scorrendo le oltre cento pagine del volume – edito da Feltrinelli Comics (nell’immagine in apertura un dettaglio della copertina) –, le immagini poetiche, solenni e provocatorie di Castaldi si fondono alle parole e alle citazioni di De André, dando vita a un toccante confronto che travalica i confini del tempo, del linguaggio e, soprattutto, dell’appartenenza spirituale.

IL COMMENTO DI PAOLO CASTALDI

L’idea di trasporre ‘La buona novella’ a fumetti mi frullava in testa da molto, moltissimo tempo”, racconta l’autore. “È una delle grandi opere poetiche del Novecento, nonché il mio disco italiano preferito; ancora oggi, quando lo ascolto, mi meraviglio di come un uomo in carne e ossa sia riuscito a raggiungere una vetta tanto sublime. Inoltre il messaggio che contiene è potentissimo e universale, per questo sempre attuale, anche oggi, a cinquant’anni dalla sua pubblicazione”.

IL CONTENUTO POLITICO DEL DISCO

Quando, nel 1970, Fabrizio De André uscì con questo disco”, continua Castaldi, “il movimento studentesco e gli operai lo rimproverarono di perdere tempo con inutili tematiche cristiane anziché dare voce alle loro proteste. In realtà lui stava veicolando un messaggio che abbracciava perfettamente le istanze del tempo, ma non venne capito.
La buona novella’ è un’opera che ci mette di fronte alle nostre ipocrisie. È un’opera che ci insegna a non giudicare chi sbaglia, a capire cosa ci sia dietro a quell’errore anziché condannarlo con violenza. Io ho provato regalare a quest’opera un ulteriore livello di lettura che per sua natura era mancante: quello visivo. Ho mantenuto inalterati i testi di Faber e ho provato a mettere su carta, a traslare in immagini, le mie emozioni. Spero di esserci riuscito”.