Composta da due parti, denominate il vascello e il collettore, l'isola artificiale elaborata dall'architetto Angelo Renna agirebbe a tutela della biodiversità del Santuario Pelagos, riuscendo a intercettare e a raccogliere periodicamente le macro e microplastiche che minacciano i mari, Mediterraneo incluso.
Istituto nel 1999, il Santuario Pelagos è un’area marina protetta situata nella zona nord-occidentale del Mar Mediterraneo; ha un’estensione pari a 87500 chilometri quadrati. Esito di un accordo siglato da Italia, Francia e Principato di Monaco, in nome della protezione dei mammiferi marini, il Santuario ospita la maggiore biodiversità dell’intero bacino mediterraneo: sono presenti oltre dodici specie di cetacei e 8500 organismi microscopici, ovvero tra il 4% e il 18% delle specie marine che popolano il pianeta.
A qualche mese di distanza dal progetto che eviterebbe la demolizione dello Stadio San Siro di Milano, convertendo la struttura in un “tempio della natura” in memoria delle migliaia di vittime del Coronavirus, il nuovo intervento dell’architetto fiorentino Angelo Renna prende in esame proprio questa particolare area naturalistica, il cui rilievo non è solo di tipo marino. Sono infatti migliaia gli uccelli che frequentano annualmente il Santuario durante le loro migrazioni verso sud, potendo disporre in tale luogo di abbondante cibo e di ristoro lunga la costa. A incrinare questo quadro idilliaco sono i dati emersi dall’ultimo rapporto curato dal WWF, che identificano il Santuario come l’area più colpita dall’inquinamento da plastica nel Mediterraneo: con 1,3 milioni di frammenti per chilometro quadrato, è esattamente qui che si registra la più alta concentrazione di plastica dell’intero bacino.
Valutazioni inerenti la composizione dei rifiuti in plastica, correntemente divisi nelle categorie delle macro e microplastiche in base alle dimensioni, e l’urgenza di invertire la rotta, come sottolineato anche dalle Nazioni Unite, che nel 2018 hanno inserito questa tipologia di inquinamento fra le sei emergenze ambientali più gravi, hanno costituito le premesse concettuali del progetto Sweep Island. Secondo la proposta elaborata da Renna, per arginare il fenomeno in atto si potrebbe puntare su un prototipo di “infrastruttura marina resiliente”, sviluppato ad hoc.
Concepita come un laboratorio galleggiante, l’isola artificiale in questione sarebbe formata da due parti: il vascello, una struttura lignea capace di fornire un habitat per diverse specie faunistiche, e il collettore. Collocato cinque metri più in basso, ovvero in corrispondenza della fascia con la massima concentrazione di plastica, e realizzato tramite stampa 3D, disporrebbe di moduli a diverso grado di permeabilità, alcuni dei quali, più densi, permetterebbero di intercettare macro e microplastiche. Nel modello di Renna, tale struttura potrebbe facilmente “disconnettersi” dall’isola, consentendo così la raccolta e la pulizia dei rifiuti intercettati. Il periodo di funzionamento di Sweep Island sarebbe limitato ai mesi estivi, in modo da evitare il rischio connesso a tempeste e correnti; in autunno e in inverno, di conseguenza, l’isola resterebbe ancorata in un porto, pronta a tornare in azione al mutare delle condizioni meteo e sempre in grado di offrire il proprio habitat agli animali.
[Immagine in apertura: Render di come apparirebbe l’isola una volta realizzata. Copyright Angelo Renna]